Fusioni tra banche italiane? Banco BPM si defila fino al 2020. Quali effetti su Borsa Italiana?

Banco BPM, la banca nata dalla fusione tra Banco Popolare e Banca Popolare di Milano, non entrerà a far parte di eventuali operazioni di M&A con altre banche italiane. A precisarlo è stato l’amministratore delegato di Banco BPM Giuseppe Castagna nel corso dell’assemblea degli azionisti dell’istituto che si è tenuta lo scorso fine settimana. In mezzo ad un mare di indiscrezioni ed ipotesi sulle possibili fusioni tra le banche italiane, Banco BPM sembra quindi preferire la chiarezza. Castata lo ha detto a chiare lettere agli azionisti della sua banca affermando che l’istituto “non prenderà parte attiva al consolidamento in corso nel settore finanziario italiano“. Una formula molto sintetica e al tempo stessa significativa, quella a cui ha fatto ricorso l’amministratore delegato di Banco BPM. Una formula che si traduce grossomodo in una conclusione di questo tipo: se ci saranno fusioni tra banche italiane di media dimensione, essere non vedranno coinvolta la banca nata dall’integrazione tra Banco Popolare e la Popolare di Milano. Ma perchè il management dell’unico istituto nato dalla realizzazione dell’unica operazione di M&A tra banche negli ultimi anni, ha preferito prendere preventivamente le distanze da eventuali ulteriori altre aggregazioni.

Il motivo è prettamente pratico. E’ stato lo stesso Castagna ad affermare che nel breve termine, l’obiettivo principale di Banco BPM resta quello “storico” di completamente dell’integrazione tra BMP e Banco Popolare. Solo dopo il completamento della fusione, la banc, oramai entità unica, potrà prendere in considerazione la possibilità di realizzare una nuova operazione di integrazione. La data spartiacqueè stata indicata dall’amministratore del Banco BPM nel 2020. Solo quindi tra due anni, l’istituto tornerà ad affacciarsi al dossier M&A. Anche in quel momento, comunque, l’analisi delle prospettive possibili, non sarà a scatola chiusa. La banca guidata da Castagna, infatti, si occuperà si del dossier fusioni ma limitatamente a quegli istituti che operano nelle aree italiane più ricche e caratterizzate da una maggiore presenza di imprese e aziende. 

La puntualizzazione di Castagna, da accogliere oltre ogni ragionevole dubbio poichè frutto di dichiarazioni rilasciate dall’amministratore delegato nel corso di una ufficiale assemblea degli azionisti e non di semplici e non verificabili congetture di stampa, di fatto esclude, almeno per i prossimi anni, il Banco BPM dal risiko delle fusioni. Dal punto di vista finanziario, affermare che Banco BPM esaminerà eventuali possibili fusioni non prima del 2020, significa privare il titolo su Borsa Italiana di elementi di visibilità. Gli effetti d questa precisazione più che nel breve termine potrebbero vedersi soprattutto nel lungo periodo. Il prezzo delle azioni Banco BPM su Borsa Italiana oggi riparte da 2,89 euro. Nell’ultimo mese la quotazione Banco BPM ha registrato una flessione dello 0,35%. Il passivo maggiore, però, è quello su base semestrale con un calo del 12,8%. Mentre la performance su base annua della banca resta positiva con un +12%. 

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