Analisi Eni: le buone carte nel Mediterraneo e gli effetti delle sanzioni all’Iran

Oggi Eni è la decima società fra le più grandi al mondo per capitalizzazione di mercato. Grazie a questo primato Eni è collocata nella categoria dei pesi massimi superpotenti. La società, opera nelle seguenti aree di business: esplorazione, fornitura e commercializzazione di gas naturale, raffinazione e commercializzazione di prodotti, settore petrolchimico, materie plastiche e commercio di materie prime. Eni è oggi un calosso con sedi in oltre 40 paesi, tra cui Italia, Libia, Egitto, Norvegia, Regno Unito, Angola, Congo, Nigeria, Stati Uniti, Kazakistan, Algeria, Australia, Venezuela, Iraq, Ghana e Mozambico.

L’abilità strategica di Eni è stata quella di aver scavato una nicchia per le sue operazioni nel bacino del Mediterraneo e in Africa, in particolare sulla costa mediterranea. Eni ha anche scommesso molto nel futuro. Tra le attività che maggiormente impattano sulla copertura del riscio (in termini finanziari il termine esatto da utlizzare è quello di Hedging c’è l’investimento di 50 milioni di dollari Usa in un’impresa per produrre elettricità dalla fusione nucleare. Si tratta di un vero e proprio santo graal della produzione di energia in quanto non produce rifiuti o sostanze inquinanti ed è significativamente più sicuro dei metodi di generazione della fissione attualmente impiegati dal settore dell’energia elettrica.

Eni esposizione Iran 

Oggi Eni afferma di avere poca o nessuna esposizione all’Iran, nonostante possieda una compagnia marittima registrata in Olanda con il nome di ENI Iran. Supponendo che la dichiarazione delle imprese sia vera, le sanzioni attualmente in corso sull’Iran che saranno imposte dal mondo a seguito dell’iniziativa statunitensedovrebbero quindi avere scarso effetto sugli affari di Eni. 

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Eni nel Mediterraneo

Eni è in ottima posizione per sfruttare nel migliore dei modi i recenti sviluppi nel Mediterraneo orientale che ruotano attorno al gas naturale. Negli ultimi 10 anni, infatti, un’enorme quantità di gas naturale è stata scoperta da Egitto, Cipro e Israele. La situazione di sta delineando in modo tale che l’Egitto sembra essere sempre più destinato a prendere l’iniziativa in questo ambito diventando il luogo di trasbordo e lavorazione del gas. In quest’ottica è molto probabile che venga posato un oleodotto che collega i giacimenti di Israele e di Cipro all’Egitto e che quindi li convogli in Europa attraverso l’Italia. L’obbiettivo principale di questa strategia è quello di rendere più indipendente l’Europa dalla Russia e far si che il Vecchio Contienente non sia costretto a sottostare ai ricatti degli oligarchi russi. 

Si tratta di uno sviluppo importante per l’impresa poiché la diversificazione dai mercati del petrolio è essenziale in quanto la domanda totale di greggio è in calo a causa dell’aumento delle auto elettriche. Non bisogna infatti dimenticare che la maggor parte del greggio estratto e raffinato viene convertito in benzina e viene usato come carburante per le auto). 

Il prezzo delle azioni di ENI è da sempre altamente correlato alla quotazione petrolio e poiché i prezzi del greggio diminuiscono, è opportuno che l’impresa Eni sia meno associata a questo idrocarburo in declino. Inoltre, la geopolitica dell’approvvigionamento di gas naturale nel continente europeo è alla base dei rapporti diplomatici dell’Europa. Bruxelles ha da lungo tempo interessi con l’Egitto, Cipro e Israele e ha la forza navale per proteggere tali interessi. Lo svezzamento dalla dipendenza dall’approvvigionamento di gas russo è da tempo un obiettivo dei mercati energetici europei. Eni è uno dei capisaldi di questa strategia assieme ad altri colossi europei con i quali il Cane a Sei Zampe è ovviamente in competizione. 

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