Oramai della fusione FCA Gruppo PSA (ovvero Fiat Peugeot, perchè di questo si tratta) si conoscono tutti i dettagli. Quello che invece si conosce molto di meno è l’effetto di questa maxi integrazione del settore automobilisto. In altre  parole chi ci guadagna dalla fusione FCA Peugeot? E chi ci perde? Per chi l’integrazione tra i due colossi auto sarà un vantaggio e chi invece sarà chiamato a pagare il costo di questa operazione?

Se si analizza la fusione FCA Gruppo PSA a 360 gradi non si avranno dubbi sulle risposte da dare alle precedenti domande: a guadagnare dall’integrazione Fiat Peugeot saranno solo gli azionisti del Lingotto mentre a perderci saranno solo gli italiani. Tutto questo mentre il governo Conte tace su quanto sta avvenendo nonostante le forti preoccupazioni espresse dai sindacati sul mantenimento di tutti gli stabilimenti FCA in Italia (per non parlare poi delle paure sul destino dell’indotto).

Gli azionisti FCA non possono che applaudire all’integrazione poichè potranno mettersi in tasca qualcosa come 5,5 miliardi di euro a titolo di extra-dividendo. Un bel regalo per i possessori di azioni FCA tra i quali ci sono comunque anche tanti piccoli azionisti della porta accanto. Purtroppo però i vantaggi dell’operazione di fusione si fermano a questa categoria con nessuna ricaduta sul fronte più pubblico e nazionale. Francamente però di questo non c’è assolutamente nulla di cui stupirsi visto e considerato che la sola preoccupazione dei pezzi grossi dell’azionariato di FCA è stata quella di porre come condizione al gruppo PSA per la fusione, il mantenimento della sede in Olanda. Paradossalmente su questo punto, ma solo su questo punto, a perderci saranno i francesi visto che fino ad oggi la sede di Peugeot era a Parigi. Ad ogni modo il fatto che gli italiani si siano battuti per riuscire a mantenere la sede del gruppo che nascerà dalla fusione FCA Peugeot, la dice lunga sul carattere dei nostri connazionali. 

Fusione FCA Peugeot: conseguenze

Dall’integrazione tra FCA e Peugeot nascerà un nuovo colosso del settore auto a livello mondiale. FCA porterà in dote (perchè di matrimonio si tratta) i mercati dove essa è presente (Stati Uniti e Brasile) mentre Peugeot metterà sul piatto l’estrema innovatività dei suoi brevetti (come i motori ibridi e quelli elettrici). Il corrispettivo dell’operazione sarà proprio questo: mercati in cambio di un profilo tecnologico che Fiat si sogna. Tecnicamente ci può stare se non fosse per quelli che si profila essere i costi dell’operazione. Oggi la capacità produttiva installata in Italia è pari a 1,5 milioni di veicoli ma, realmente, la produzione non arriva a 700mila veicoli.

E dopo la fusione FCA PSA cosa potrebbe mai avvenire se già ora le premesse sono queste? Certo esistono sempre i miracoli e la speranza ma quella che è stata scritta nei giorni scorsi è una storia che ha un finale facilmente immaginabile. Nulla stupisce in quello che è avvenuto in questi giorni. Neppure l’ennessimo silenzio del governo. Ben tre ministri di questo esecutivo potevano parlare ma nessuno si è sentito di farlo. Quando si tratta di industria auto tutti i governi di tutto il mondo si sono sempre sentiti in dovere di intervenire ma non in Italia. Se è logico che intervengano i governi dei paesi che hanno un controllo sull’industria auto (come la Francia), è invece paradossale che agiscano anche quelli dei paesi ultraliberisti (come gli Usa) ed è semplicemente autolesionista che solo il governo italiano non abbia mai avuto nulla da dire. 

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