Coronavirus, ecco le imprese che rischiano di più secondo Cerved

L’impatto del coronavirus penalizzerà soprattutto le piccole e medie imprese. Ovvero, esattamente quelle che avevano già sofferto l’impatto più duro della crisi economica che nel 2008 colpì il nostro sistema economico.

Ad affermarlo è Cerved nel suo nuovo Cerved Industry Forecast, che ha individuato alcune categorie di PMI che potrebbero superare più agevolmente questo momento di grande difficoltà, e altre che invece potrebbero avere la peggio.

In particolare, riporta Andrea Mignanellli, amministratore delegato di Cerved, le strutture ricettive, il comparto del turismo, l’edilizia, la meccanica e la filiera dell’automotive dovrebbero essere quelle maggiormente destinate a soffrire, proprio nelle componenti piccole. Potrebbe dunque esserci una crisi diffusa soprattutto da parte di quei fornitori che si troveranno a corto di liquidità dopo un lungo periodo di inattività.

Ad ogni modo. I piccoli dell’automotive e del settore dei trasporti, in particolare, prosegue Cerved, saranno quelli in grado di subire una forte perdita, ma anche una ripresa più rapida, poiché trascinati dai driver del comparto. Sarà invece difficile la risalita degli operatori del turismo, con piccoli alberghi e agenzie di viaggio che rischiano di subire gli effetti più duraturi. Ci vorrà diverso tempo per tornare a viaggiare e diverso tempo per vincere la diffidenza degli stranieri.

Quanto ci costa il coronavirus

Cerved ha poi effettuato una serie di elaborazioni nel tentativo di prevedere quali saranno le perdite da coronavirus sul sistema economico italiano.

In tale ambito, Cerved stima per il nostro Paese una perdita tra 250 e 650 miliardi di euro (una forbice così ampia è evidentemente giustificata dalla difficoltà di prevedere durata e intensità dell’epidemia, e la velocità di reazione). Nel 2021 dovrebbe comunque esserci un rimbalzo tale da portare i ricavi vicini o superiori ai livelli del 2019, pur senza dimenticare perdite rilevanti.

Lo scenario peggiore

Cerved ha poi cercato di elaborare anche lo scenario peggiore, ovvero quello che prevede una lunga durata dell’emergenza da coronavirus. In questo worst case, in particolare, nel 2021 dovrebbe verificarsi un recupero che farà aumentare i ricavi “solo” del 17,5%. Non abbastanza, pertanto, per poter ritornare sui livelli del 2019, e in perdita di circa 172 miliardi di euro rispetto alla stima tendenziale.

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