Aumento capitale Saipem: come è andata? Previsto boom azioni inoptate

Il periodo di negoziazione dei diritti relativi all’aumento di capitale di Saipem si è concluso e l’atto segna l’inizio della fine dell’intera operazione. Ancora non esistono comunicazioni ufficiali su come sia andata e su quale sia stata la risposta del mercato. Tuttavia, tenendo conto dell’andamento del titolo in borsa a partire dal giorno di avvio della ricapitalizzazione, è possibile fare già ora alcune considerazioni. Durante gli ultimi 10 giorni ci siamo spesso occupati dell’andamento di Saipem.

In generale la performance del titolo non è mai stata positiva mentre quella dei diritti relativi all’aumento di capitale è stata proprio drammatica. Del resto è sufficiente guardare a quello che sta avvenendo oggi per farsi un’idea delle valutazione del mercato. Mentre è in corso la scrittura del post, infatti, il prezzo delle azioni Saipem registra un ribasso del 6 per cento circa a 2,35 euro. La flessione non è da imputare al sentiment generale visto che il Ftse Mib, dopo il crollo di ieri, oggi è in rialzo. Inutile quindi girarci attorno accampando scuse: è l’aumento di capitale a far crollare, anche nella sessione di oggi, il valore delle azioni Saipem.

Il nuovo ribasso sta avvenendo perchè il mercato già immagina come potrebbe essere andata la ricapitalizzazione. Secondo un articolo apparso questa mattina su La Repubblica, le banche che fanno parte del consorzio di garanzia dell’aumento di capitale di Saipem si starebbero preparando ad accollarsi una percentuale a doppia cifra di azioni inoptate. Insomma dietro la serie di sedute ad alta tensione che titolo e diritti Saipem hanno attraversato, ci sarebbe proprio la mancata adesione di molti molti investitori all’aumento di capitale da 2 miliardi lanciato dal management di Saipem. A ben poco, quindi, sarebbero valsi gli appelli dalla dirigenza la quale ha fin da subito messo in chiaro, prima dell’avvio della ricapitalizzazione, che dalla riuscita dell’operazione sarebbe dipeso il futuro del vecchio gioiellino engineering.

Secondo quanto affermato da La Repubblica, nonostante l’assenza di dati ufficiali da parte della società, si può ipotizzare che persistente calo delle azioni e dei diritti fa pensare che l’importo dell’inoptato finale possa essere pari ad almeno quello di inizio 2016 (anno in cui Saipem fu costretta ad un altro aumento di capitale). In occasione di quella ricapitalizzazione ben il 12,2 per cento dei 3,5 miliardi di euro di titoli Saipem offerti restò nelle mani del consorzio di garanzia e fu oggetto di ricollocamento su Borsa Italiana un mese dopo. Ebbene, stando ad alcune fonti al lavoro sul dossier citate dal quotidiano italiano, la stima migliore che si possa fare è che sia andata almeno come allora.

Cosa significa che molte delle azioni inoptate sono rimaste nelle mani del consorzio di garanzia? In pratica saranno le banche a sottoscrivere le azioni non volute dagli investitori. Un aspetto interessante è che questo consorzio include tantissimi istituti verso i quali Saipem è debitrice. I nomi sono i seguenti: Bnp Paribas, Citigroup, Deutsche Bank, Hsbc, Intesa Sanpaolo, Unicredit, Abn Amro, BancoBPM, Santander, Barclays, BPER Banca, Goldman Sachs, Soc-Gen e Stifel.

Insomma chiusa la partita dell’aumento di capitale, per Saipem si aprono subito nuove sfide. La speranza è che il titolo, crollato del 54 per cento rispetto ad un anno fa, possa risalire in borsa.

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