
Come abbiamo commentato qualche giorno fa, la scalata del Monte dei Paschi di Siena su Mediobanca si è chiusa con un successo che ha superato ogni aspettativa. L’offerta pubblica di acquisto e scambio (OPAS) ha raccolto l’86,33% del capitale di Piazzetta Cuccia, un risultato che ridisegna completamente il panorama bancario italiano e apre scenari inediti per gli investitori.
L’ultimo sprint è stato sorprendente: rispetto alla chiusura di venerdì 19 l’accelerazione delle adesioni è stato di oltre il 6%. Una spinta che ha visto protagonisti non solo i grandi fondi passivi legati agli indici, ma anche il retail e una parte significativa del management di Mediobanca, incluso l’amministratore delegato Alberto Nagel che ha ceduto 364.000 azioni.
Quotazione sotto pressione: cosa aspettarsi dal titolo
Il titolo Mediobanca sta vivendo giorni di tensione sui mercati. Le azioni sono scambiate intorno ai 19 euro, in calo rispetto ai massimi di settembre quando avevano toccato i 22,34 euro.
Gli analisti mantengono un approccio cauto. Il P/E ratio dell’azione Mediobanca è attualmente 13,07, mentre il consenso degli esperti suggerisce un “mantenere” con un obiettivo di prezzo a 12 mesi di 20,06 euro. Il dividend yield rimane attrattivo al 5,22%, con un dividendo annuo previsto di 1,12 euro per azione.
Le opzioni sul tavolo: delisting o quotazione mantenuta
Con l’86,33% in mano, MPS ha ora diverse strade davanti. Non avendo raggiunto la soglia del 90%, non scatta automaticamente l’obbligo di delisting, ma le opzioni rimangono aperte. A Siena ci sono correnti diverse. Alcuni spingono per mantenere Mediobanca quotata, valorizzando il segnale verso dipendenti e investitori che una presenza in borsa può rappresentare. Altri propongono invece il delisting.
Una possibile offerta residuale sul restante 13,67% costerebbe circa 2,39 miliardi di euro ai prezzi attuali, un investimento che MPS potrebbe valutare per avere il controllo totale e semplificare la governance. La struttura dell’operazione, prevalentemente in scambio azionario, mantiene comunque contenuto l’impatto sulla liquidità di MPS.
Il nuovo assetto: una fusione che cambia tutto
Il superamento della soglia dei due terzi apre la strada alla fusione tra i due istituti, un’operazione che potrebbe rivoluzionare il settore bancario italiano. In caso di fusione Mps-Mediobanca, alla luce dei risultati preliminari, Delfin si confermerebbe il primo azionista con una quota del 17,5%, seguito da Caltagirone (circa 11%), mentre la partecipazione del Mef scenderebbe appena sotto il 5%.
Evidentemente, il nuovo equilibrio azionario ridisegna completamente gli equilibri di potere, con gli eredi Del Vecchio (Delfin) che diventerebbero di fatto i padroni del nuovo colosso bancario.
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Opportunità e rischi per gli investitori
Per chi detiene azioni Mediobanca, il momento è cruciale. L’operazione promette sinergie significative, con MPS che punta a integrare la rete commerciale del Monte dei Paschi con i comparti di alta specializzazione finanziaria di Mediobanca. Tuttavia, manca ancora un piano industriale chiaro su numerosi aspetti, un elemento che potrebbe fare la differenza nel successo dell’integrazione.
Sarà dunque importante vedere se questo matrimonio tra la banca senese e la storica merchant bank milanese riuscirà a creare valore per gli azionisti, sfruttando le complementarità tra i due modelli di business in un mercato bancario sempre più competitivo e digitalizzato.
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