
Unicredit accelera il passo verso l’abbandono del mercato russo con una mossa piuttosto chiara: da oggi le commissioni per i servizi bancari alle imprese sono quintuplicate, e fra due mesi raddoppieranno nuovamente.
Una strategia che gli osservatori del settore definiscono di “dissuasione gentile“, ma che nei fatti rappresenta un’uscita di scena sempre più rapida dal paese di Putin.
💰Prezzi proibitivi per scoraggiare i clienti
Secondo quanto riportato dal quotidiano economico russo Kommersant, le commissioni mensili per i clienti corporate sono passate da una forchetta di 20-30mila rubli a 100-150mila rubli nel giro di pochi mesi. Un incremento che va ben oltre le logiche di mercato e che tradisce l’intento della banca milanese: rendere insostenibile per le aziende russe continuare a operare con Unicredit.
Ma non è, forse, solo questione di tariffe: la banca ha infatti chiuso le porte a nuovi clienti e ha smantellato la propria presenza fisica sul territorio, riducendo le filiali da oltre 27 a sole 9 dall’inizio del 2025. Un ridimensionamento drastico che accompagna la sospensione completa dei pagamenti in euro e in dollari per i clienti retail e corporate.
📊 I numeri del ritiro
Le cifre parlano dunque chiaro: le attività totali di Unicredit in Russia sono scese a 736 miliardi di rubli al primo luglio, con un calo del 13,6% da inizio anno. Il portafoglio prestiti corporate si è contratto a 29 miliardi di rubli, mentre quello retail è sceso a 47,5 miliardi. Anche i depositi mostrano una flessione generalizzata, segno che la clientela sta progressivamente migrando verso altre soluzioni bancarie.
📈Cosa significa per gli investitori?
Dal punto di vista degli azionisti, la mossa potrebbe essere interpretata in chiave positiva. Unicredit sta de-rischiando il proprio portafoglio in un momento in cui l’esposizione verso la Russia rappresenta un potenziale fardello regolamentare e reputazionale.
Le sanzioni internazionali e l’incertezza geopolitica rendono la presenza nel paese sempre più complicata da gestire, e un’uscita ordinata – seppur accelerata – è preferibile a scenari di maggiore turbolenza.
Il dato interessante riguarda però la redditività: nonostante il ritiro progressivo, infatti, l’utile netto della filiale russa nel primo semestre del 2025 ha superato i 39 miliardi di rubli, registrando un aumento del 34% su base annua. Pertanto, Unicredit sta riuscendo a estrarre valore dalle operazioni ancora attive, probabilmente proprio grazie alle commissioni maggiorate, prima di chiudere definitivamente i battenti.
🎯Il contesto strategico più ampio
Non possiamo poi non ricordare che la mossa russa si inserisce poi in una strategia di razionalizzazione più ampia del gruppo guidato da Andrea Orcel. Negli ultimi anni, Unicredit ha dimostrato una chiara volontà di concentrarsi sui mercati core europei, riducendo l’esposizione in aree considerate periferiche o ad alto rischio. L’abbandono della Russia elimina una fonte di potenziale volatilità dai bilanci, liberando capitale che potrà essere redistribuito in operazioni più strategiche.
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Per il mercato azionario, questo tipo di operazioni di pulizia del portafoglio tende a essere valutato positivamente, soprattutto in un contesto dove la trasparenza e la prevedibilità degli utili sono sempre più premiate dagli investitori istituzionali. La riduzione dell’esposizione a mercati sanzionati riduce inoltre il rischio di complicazioni legali o di enforcement normativo che potrebbero impattare negativamente sul titolo.
⚖️Rischi e opportunità sul piatto
Naturalmente, ogni exit strategy comporta dei costi. Unicredit dovrà probabilmente registrare svalutazioni sugli asset russi e affrontare spese di ristrutturazione legate alla chiusura delle filiali e al ridimensionamento del personale locale. Tuttavia, questi oneri una tantum potrebbero essere ampiamente compensati dalla riduzione del rischio sistemico nel medio-lungo termine.
Un altro elemento da considerare è il messaggio che questa operazione invia al mercato: Unicredit dimostra di saper prendere decisioni difficili quando necessario, privilegiando la solidità strutturale rispetto a margini di breve periodo. In un settore bancario europeo ancora alle prese con l’eredità di esposizioni problematiche, questa capacità di gestione proattiva del rischio potrebbe rivelarsi un fattore differenziante.
💡 Il verdetto per gli investitori
L’accelerazione dell’uscita dalla Russia rappresenta, nel complesso, una notizia positiva per chi detiene azioni Unicredit. La banca sta dimostrando disciplina nella gestione del rischio e capacità di adattamento a un contesto geopolitico complesso.
Sebbene nel breve termine possano emergere costi di ristrutturazione, la riduzione dell’esposizione a un mercato ad alto rischio dovrebbe essere interpretata come un rafforzamento della solidità complessiva del gruppo. Gli investitori attenti alla qualità degli attivi e alla governance avranno probabilmente accolto con favore questa decisione strategica.
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