Apple ha annunciato di aver chiuso il primo trimestre 2018 con utili pari a 20,1 miliardi di dollari, in incremento del 12 per cento rispetto a quanto ottenuto nello stesso periodo dell’anno precedente, e con utili operativi a quota 26,3 miliardi di dollari. L’utile per azione è così stato pari a 3,89 dollari rispetto ai 3,86 dollari che erano stati precedentemente stimati dal consenso.

Sulla parte alta di conto economico, notiamo come i ricavi siano cresciuti a quota 88,29 miliardi di dollari in aumento del 13 per cento anno su anno, e sopra le stime degli analisti che indicavano 87,28 miliardi di dollari. Sotto il profilo commerciale, leggermente sotto le attese è il numero di unità vendute in termini di iPhone, pari a 77,3 milioni, in diminuzione dell’1% rispetto agli 80 milioni di iPhone che erano stati attesi dagli analisti.

Ad ogni modo, il calo del numero di iPhone ha permesso al fatturato di crescere in virtù di un maggior costo per la clientela: i ricavi provenienti da tale divisione sono infatti stati pari a 61,6 miliardi di dollari, in crescita del 13% su base annua grazie al già rammentato aumento del prezzo medio pagato. In media, il costo degli iPhone è salito al livello record di 796 dollari, in aumento del + 15 per cento anno su anno, grazie anche al prezzo base dell’iPhone X pari a 999 dollari.

Complessivamente, l’outlook per il primo trimestre è stato inferiore alle attese, con entrate previste pari a 60 – 62 miliardi di dollari rispetto a stime di 66,54 miliardi di dollari precedentemente indicate dagli analisti, anche se occorre segnalare la minor dipendenza dalla divisione degli iPhone, grazie a una maggior diversificazione.

In tal senso, come più volte suggerito dagli analisti, la compagnia sta cercando di giungere a una migliore diversificazione dei propri giri d’affari, slegandosi dal principale business telefonico. In questo proposito, la divisione dei service devices è salita del 30% nell’ultimo biennio, ed è cresciuta ulteriormente del 18% a 8,47 miliardi di dollari nel trimestre, arrivando a rappresentare il 10% del fatturato.

Tra gli altri dati di principale riferimento, evidenziamo come la liquidità detenuta all’estero dovrebbe ammontare a oltre 285 miliardi di dollari, che al netto del debito scenderebbe a 163 miliardi di dollari. Il chief financial officer del gruppo ha dichiarato in tale ambito che a seguito del rimpatrio, potrebbe utilizzare questa imponente mole di liquidità per investimenti per acquisizioni, dividendi e buy-back .

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