Il crollo delle azioni Facebook è coinciso con il pesante ribasso della borsa di Wall Street ma il forte deprezzamento del società da solo non è sufficiente per spiegare quello che è avvenuto sulla borsa Usa nella prima di Ottava. A crollare sul mercato americano, infatti, non è stato solo l’indice Nasdaq ossia il paniere dei tecnologico ma bensì tutti gli indici azionari di riferimento. E’ un bagno di sangue quello che è emerso in chiusura di contrattazioni a Wall Street. L’indice Dow Jones ha infatti perso l’1,35% scendendo a quota 24.610,91 punti ma non è andata certamente meglio all’indice S&P 500 che ha rimediato un ribasso dell’1,42% chiudendo la seduta a quota 2.712,92 punti e al Nasdaq che ha chiuso in perdita dell’1,84% precipitando a quota 7.344,24 punti. Tra tutti gli indici azionari di Wall Street quello che ha registrato la performance peggiore è stato il Nasdaq che è risultato troppo appesantito dal crollo delle azioni Facebook. Il ribasso della quotazione del social network è stato quindi una sorta di aggravante che si inserita in un quadro generale già deteriorato. Quello che si vuole affermare è che, a parte l’effetto sul Nasdaq, Wall Street avrebbe comunque chiuso la prima di Ottava in forte ribasso, crollo di Facebook o non crollo di Facebook.
I motivi alla base del sell off che ha colpito la borsa Usa ieri sono moltemplici. Da un lato, infatti, ci sono stati i timori sulla possibile guerra commerciale tra gli Stati Uniti e l’Europa e tra gli usa e la Cina mentre dall’altro a pasare sono state anche le preoccupazioni sullo stato di salute dell’amministrazione Trump. Nelle ultime settimane, tra membri della Casa Bianca che hanno ricevuto il benservito da parte del presidente e consiglieri che avrebbero un piede già fuori dal circolo magico di Trump, sono circolate notizie e indiscrezioni di ogni tipo. Logicamente il dibattito sulle continue e profonde trasformazioni nella cerchia ristretta di colloboratori del presidente non può non avere ripercussioni sulle garanzie di stabilità che Trump è in grado di fornire. L’imprevedibilità del Presidente, in altre parole, inizia ad essere guardata con diffidenza dai mercati anche perchè questo continuo “esodo” avviene in un contesto di instabilità economica. Gli ultimi dati macro sugli Stati Uniti hanno confermato che la locomotiva non è così spumeggiante come nei mesi scorsi tanto che alcuni analisti hanno deciso di non confermare la propria stima del 3% per il trimestre corrente.
Un intreccio tra cause di tipo politico e cause di tipo economico ha quindi determinato il crollo di Wall Street. Del resto è stato lo stesso Julian Emanuel, di BTIG, ad affermare che “in questo momento ci sono così tante incertezze, politiche, economiche e monetarie” negli Stati Uniti. Ebbene sono proprio queste incertezze alla base del forte ribasso del mercato azionario americano. Una svolta, guardando i prospettiva, potrebbe esserci non tanto oggi ma domani quando la Federal Reserve comunicherà le sue decisioni di politica monetaria. Gli analisti sono concordi nel ritenere che dal board del Fomc possa scaturire un aumento dei tassi di riferimento.
Il crollo di Wall Street nella prima di Ottava non va quindi sovrappesato oltre le sue naturali dimensioni. La borsa Usa, infatti, resta sempre deduce da un anno storico con tutti gli indici che hanno aggiornato i rispettivi massimi storici.
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