Azioni Twitter: dopo il crollo, arriva il rimbalzo. C’è davvero Israele dietro il sell-off?

Il grande crollo di Twitter a Wall Street è durato una sola seduta. Dopo il sell-off di ieri, le azioni Twitter oggi registrano un recupero che ha le caratteristiche del rimbalzo. In pratica i traders sono tornati a comprare azioni Twitter attratti da un prezzo più accessibile per poter fare speculazione sul titolo. Mentre scriviamo la quotazione Twitter sul Nasdaq segna un rialzo dell’1,23%. La variazione positiva di oggi non determina ovviamente un recupero dei miliardi di capitalizzazione che sono stati bruciati ieri ma allenta, senza dubbio, la tensione sul social. Tra l’altro il recupero che Twitter prova a realizzare oggi a Wall Street si affianca all’analogo tentativo portato avanti da Facebook. Anche il colosso dei social network dopo i veri e propri tracolli delle ultime due sedute, registra oggi un leggero appezzamento dello 0,8%. 

I momenti che Twitter e Facebook attraversano sono tra loro completamente diversi. Il crollo di Twitter e quello di Facebook, in altre parole, hanno ragioni che poco centrano l’una con l’altra. Le azioni Facebook sono crollate nelle ultime due sedute per effetto dello scandalo privacy. Viceversa a far crollare Twitter sono state le pretese del governo israeliano. Gerusalemme avrebbe infatti minacciato di citare i vertici di Twitter in quanto l’azienda non avrebbe ottemperato alla richiesta ufficiale di Gerusalemne di rimuovere alcuni tweet accusati di fomentare il terrorismo. I media hanno riportato relativamente a questo caso, le parole del ministro della Giustizia israeliano Ayelet Shaked che ha accusato Twitter di “non sforzarsi abbastanza nella prevenzione contro l’incitamento ad atti terroristici via web“. La dura presa di posizione del rappresentante del governo israeliano è arrivata a seguito dell’impennata di tweet riconducibili al fondamentalismo islamico di cui Gerusalemme ha chiesto la rimozione. 

Il caso dei tweet fomentatori di odio non è comunque una novità. Sono anni, infatti, che le autorità di Israele sono molto attente a queste questioni. Il crollo del prezzo delle azioni Twitter, quindi, sarà certamente stato influenzato dalla notizie in arrivo da Gerusalemme ma affermare che le minacce, legittime, di Israele siano alla base del panic selling è francamente un azzardo. La decisione degli investitori di vendere azioni Twitter in modo massiccio potrebbe essere scaturita da precise rilevazioni di tipo analitico. La quotazione Twitter nel 2018, infatti, ha segnato un rialzo del 30%. Su base annua, ossia nel confronto tra l’andamento del titolo oggi e quello dello stesso giorno di un anno fa, l’apprezzamento è stato addirittura del 115%. Proprio in considerazione di questi numeri, si può pensare che ieri molti investitori abbiano preferito approfittare del momento di tensione di Facebook e delle notizie giunte da Gerusalemme per trarre profitto sulle azioni Twitter. Vero è, però, che i recenti scandali sui social stiano gettando ombre sulla loro capacità di sostenere la redditività in un contesto in cui da più parti si chiede un forte impegno sul rispetto della privacy. 

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