Prezzo petrolio: dalla geopolitica arrivano nuovi spunti rialzisti. Focus sull’Iran

L’incremento del prezzo del petrolio sembra essere inarrestabile. La quotazione del greggio, infatti, ha raggiunto nella seduta di ieri i massimi da tre settimane dando l’impressione di non essere assolutamente intenzionata a ritracciare. Non solo quindi, dal punto di vista grafico, c’è un lento ma continuo aumento della quotazione del petrolio ma le previsioni sull’andamento del prezzo del greggio nel breve termine si confermano positive. Del resto la tendenza emersa nelle ultime settimane è stata confermata anche oggi con il prezzo del petrolio WTI in rialzo dell’1,% a quota 64,97 dollari e il prezzo del petrolio Brent che registra un apprezzamento dello 0,93% a quota 69,55 dollari. Le previsioni che davano le quotazioni dell’oil in area 70 dollari, quindi, sembrano trovare conferma dai dati in tempo reale. 

A determinate l’aumento del prezzo del petrolio nelle ultime settimane sono stati fattori di tipo geopolitico. Non ci sono quindi market mover alla base del rialzo dell’oil ma bensì i classici fattori di tensione internazionale. Le previsioni sul prezzo del petrolio nel breve termine risentono dei venti di attrito che soffiano forte sull’Iran. La Casa Bianca non ha mai nascosto la sua contrarietà all’accordo sul nucleare iraniano che a suo tempo fu siglato tra l’amministrazione Obama e Teheran. Gli ultimi avvenimenti, però, hanno dimostrato in modo inequivocabile che gli Stati Uniti non hanno intenzione di fermarsi solo alle parole. C’è il serio rischio, hanno commentato alcuni traders esperti di materie prime, che gli Usa possano arrivare a ripristinare le sanzioni contro l’Iran. Ovviamente uno scenario di questo tipo determinerebbe un repentino aumento del prezzo del petrolio. E’ proprio in considerazione di tale situazione che le previsioni sulla quotazione del greggio si confermano rialziste. Il recente incontro tra il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman e il presidente Donald Trump ha confermato l’esistenza di un asse tra gli Usa e Riad che è schierato in posizione molto critica nei confronti della Repubblica Islamica. Secondo gli analisti di Commerzbank, a causa degli ultimi avvenimenti, “gli operatori di mercato hanno spostato la loro attenzione dalla crescente produzione di petrolio negli Stati Uniti ai rischi di approvvigionamento“. Gli esperti Usa ritengono che le spaccature sempre più evidenti tra Arabia Saudita (supportata dagli Usa) e Iran possano fornire nuovo sostegno all’incremento del prezzo del greggio. C’è quindi un groviglio di alleanze e rapporti tra Stati alla base dell’attuale andamento del greggio. In questo complesso scacchiere, gli Usa hanno un peso crescente. La decisione di Trump di sostituire il dimissionario Raymond McMaster con il falco John Bolton alla carica di consigliere per la sicurezza nazionale, è un segnale chiaro di come gli Stati Uniti non abbiano la minima intenzione di essere teneri con l’Iran. Bolton, infatti, è un acceso sostenitore della linea dura contro l’Iran e la Corea del Nord. 

Insomma gli ultimi aggiornamenti confermano che è in corso un progressivo spostamento dell’amministrazione Usa verso una linea più dura sulla questione Iran. L’asse con Riad potrebbe portare la quotazione petrolio a crescere ancora. Ritracciamenti della quotazione del petrolio sono sempre possibili ma il contesto generale sembra suggerire una tendenza rialzista che va intesa come segnale di trading. 

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