Il rialzo del prezzo del petrolio iniziato quasi un anno ha avuto la sua causa principale nell’accordo tra i paesi aderenti all’OPEC sui tagli ai livelli produttivi. La quotazione del petrolio è riuscita a trovare nella decisione dei paesi produttori, la spinta decisiva per risalire. Fino ad oggi, al di là delle ovvie oscillazioni tecniche e nonostante l’incognita rappresentata dallo shale oil Usa, il prezzo del greggio ha sempre mostrato di apprezzare il tentativo dei paesi produttori di trovare un punto di equilibrio tra la domanda e l’offerta. Poichè la ricetta vincente non si cambia, l’Arabia Saudita, uno dei più importanti membri dell’OPEC, si è fatta avanti con una proposta quasi rivoluzionaria. Riad, infatti, ha aperto la porta alla possibilità che lo storico accordo di Vienna sui tagli alla produzione possa essere rinnovato per altri 10 anni o addirittura per 20 anni. In pratica l’intesa a lungo cercata tra i paesi produttori per provare a rilanciare le quotazioni del petrolio, perderebbe il suo carattere di eccezionalità e diverrebbe invece permanente. Logicamente si può ipotizzare che una proroga senza termine dei tagli alla produzione, non possa che avere un effetto positivo sull’andamento del prezzo del greggio. Le previsioni sulla quotazione del petrolio sono quindi da rivedere al rialzo? Per ora non è il caso di correre anche perchè quella dell’Arabia Saudita è solo una proposta, comunque destinata a far discutere, ma pur sempre proposta.
A lanciare l’idea di una proroga quasi infinita dell’accordo OPEC è stato il principe saudita Mohammed bin Salman. Il reale in una intervista alla Reuters ha affermato che tra i paesi dell’OPECA c’è gia “un’intesa a grandi linee ma non sui dettagli” riferendosi proprio ad un possibile compromesso sull’estensione dei tagli. La presa di posizione del principe saudita conferma una notizia che nei mesi scorsi era quasi passata inosservata. Ad inizio anno, infatti, erano trapelate delle indiscrezioni, mai confermante, sulla possibile creazione di una nuova organizzazione formata dai membri OPEC e dai paesi esterni al Cartello ma che hanno comunque aderito all’accordo di Vienna. Tale organizzazione, considerando proprio le recenti parole del principe saudita, potrebbe essere il luogo ideale per la definizione di un’intesa di vasto respiro sui tagli alla produzione.
In attesa che dalle parole si passi ai fatti (eventualmente) il prezzo del petrolio oggi si muove in negativo. Il greggio WTI, infatti segna segna un calo dello 0,9% a 64,65 euro mentre il petrolio Brent è in flesione dello 0,51% a quota 69,75 euro. Il ribasso della quotazione petrolio è stato provocato dagli ultimi dati relativi alle scorte di greggio diffusi dall’API ieri sera. Secondo le ultime rilevazioni, le giacenze di petrolio sono aumentate di 5,321 milioni di barili nell’ultima settimana. Ulteriori spunti potrebbero oggi arrivare dal report EIA. Il consensus prevede una discesa delle giacenze di 0,287 milioni di barili.
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