L’elaborazione delle previsioni sull’andamento del prezzo del petrolio nel 2018 sono tutta una questione di prospettiva. E’ per questo motivo che gli analisti, dopo il boom delle quotazione del petrolio di ieri, si sono divisi tra rialzisti e ribassisti. In un momento grafico in cui le quotazioni del greggio appaiono proiettate all’aggiornamento continuo dei record, c’è qualcuno che preferisce andare con i piedi di piombo e non azzardare più di tanto. Ovviamente quando si parla di previsioni prezzo petrolio l’accezione è al lungo termine. Nel breve periodo, infatti, le quotazioni del greggio potrebbero essere ancora sostenute dai catalizzatori positivi emersi nelle ultime sedute a partire dal crollo delle scorte Usa. Nella giornata di ieri, il crollo alquanto inatteso della giacenze americane, scese di 1,071 milioni di barili contro le attese -0,5 milioni, ha determinato una vera e propria impennata del prezzo del petrolio con il Brent che è schizzato al di sopra dei 74 dollari al barile e il WTI che è salito fino a quota 89 dollari al barile. In entrambi i casi si è trattato di progressioni molto consistenti se si considera che, esattamente un anno fa, la quotazione petrolio era in agonia. Da allora molto è cambiato e l’accordo tra i paesi OPEC sul taglio della produzione, poi allungato, ha determinato un rialzo del valore del greggio. L’aumento del prezzo del petrolio nel giro di un anno è stato così pronunciato che oggi nessuno di scandalizza più se si sente parlare di obiettivi e target a 80 dollari come è nelle ipotesi dell’Arabia Saudita. 

Ad essere convinti che le previsioni sul prezzo del petrolio non potranno che essere positive sono gli analisti di Morgan Stanley. Secondo gli esperti la quotazione del greggio potrebbe presto segnare un nuovo forte balzo in avanti grazie alle sempre presenti tensioni geopolitiche. Proprio il rischio di una guerra su larga scala in Medio Oriente aveva lanciato nelle scorse settimane il valore dei futures sul greggio. Oggi la tensione Usa-Russia in quella parte del mondo si è leggermente contratta ma la Siria resta sempre molto incandescente. 

A non credere ad un aumento della quotazione del petrolio sono gli esperti di OCBC che preferiscono adottare un approccio decisamente più prudente rispetto ai “colleghi” di Morgan Stanley. L’analista Barnabas Gan ritiene che “i prezzi siano un po’ elevati nel breve termine” e aggiunge che “bisognerà aspettare chiari segnali di miglioramento dei fondamentali“. Tali segnali potrebbero arrivare dal prossimo vertice tra i paesi OPEC e il resto dei produttori che si terrà domani 20 aprile in Araba Saudita. Il profilo di impatto di questo evento sulle quotazioni del petrolio non è elevato mentre è elevatissimo l’impatto che potrebbe arrivare dal summit del prossimo 20 giugno. In quella circostanza, infatti, si parlerà delle politiche di produzione di petrolio. A un anno di distanza da quello che avvenne nel 2017, quindi, le decisioni dell’OPEC tornano ad essere il grande catalizzatore in grado di incidere sull’andamento della quotazione del petrolio. 

Più nel breve periodo, comunque, l’evento di domani potrebbe offrire delle occasioni di trading. 

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