Prezzo petrolio fa i conti con “variabile” Trump: oggi è giorno X su caso Iran

La quotazione del petrolio oggi potrebbe registrare significative variazioni a seguito di quelle che saranno le decisioni dell’amministrazione americana sull’uscita (o meno) degli stessi Stati Uniti dall’accordo con l’Iran sul nucleare. E’ infatti attesa per oggi la comunicazioni del presidente Trump su quello che è stato già ribattezzato come “caso Iran“. L’inquilino della Casa Bianca, in questo momento, ha in mano le chiavi delle oscillazioni del petrolio. Proprio il solito fuoco di esternazioni, a cui spesso Trump ha abituato, aveva determinato nelle ultime sedute la forte accelerazione rialzista del prezzo del greggio.

La quotazione del petrolio oggi parte da una situazione di base più tranquilla. Il prezzo del greggio, sia per quello che riguarda il WTI che per quanto riguarda il Brent, ha ritracciato rispetto ai picchi raggiunti ieri. Mentre scriviamo il Brent è in ribasso dello 0,67% su quota 75,6 dollari al barile mentre il WTI registra un calo dello 0,85% ma resta oltre quota 70 dollari al barile. 

Dietro ai movimenti dell’oro nero, facilmente osservabili andando a guardare il grafico in tempo reale sulla quotazione petrolio, ci sono tantissimi segnali che sono arrivati daglo Stati Uniti negli ultimi giorni. Mentre infatti su Twitter sono proseguite le esternazioni di Trump contro quello che il presidente americano considera un cattivp accordo che sta permettendo all’Iran di sviluppare il nucleare, alla Casa Bianca è stato incessante il vero e proprio pellegrinaggio dei leader europei. In pratica primi ministri e responsabili degli esteri di tutte le più importanti nazioni europee, Germania e Gran Bretagna in testa, si sono recati in Usa per cercare di ammorbidire la posizione intransigente di Trump. Questo però sul caso Iran non esiste una convergenza di posizioni tra Trump e i paesi europei. Mentre il primo punta all’uscita degli Stati Uniti dall’accordo sul nuclerare con l’Iran, i secondo ritengono che questo sarebbe un grave errore strategico in quanto ci potrebbe essere un veloce precipitare di tutta la situazione. Il ministro degli Esteri della Gran Bretagna, in particolare, ha affermato che se è vero che in alcune parti l’accordo vada rivisto non si può comunqe pensare di gettare tutto al vento. La tensione insomma tra le due sponde dell’Atlantico resta alta ed è evidente che l’Europa non ha intenzione di seguire Trump sulla strada del braccio di ferro con l’Iran. In questo contesto già di per sè difficile, Teheran continua a registrare la parte del cattivo con una serie di minacce forti agli Stati Uniti di immediate ritorsioni in caso di sconfessamento dell’accordo su nucleare.

La timeline è stretta. Entro il 12 maggio gli Stati Uniti decideranno se restare nell’accordo e uscirne e mandare tutto a pezzi. Indiscrezioni insistenti affermano che entro oggi tutto sarà chiaro ma, se così non fosse, allora la quotazione del petrolio potrebbe continuare a restare sotto ai riflettori anche per i prossimi giorni. Nel caso in cui gli Usa dovessero mostrarsi fermi sulla loro intenzione, nuova miccia verrebbe fornita ad un’area che già da anni è particolarmente infuocata. 

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