Che impatto ha avuto l’entrata in vigore della Mifid2 sugli ETF? A distanza di circa sei mesi dall’introduzione della nuova normativa, Stephen Cohen, head iShares Emea di iShares (BlackRock), ha affermato che in generale il giudizio non può che essere positivo. Il parare dell’analista rappresenta quasi una sorpresa se si pensa che sei mesi fa da più parti si erano levati segnali di preoccupazione per la novità. I fatti hanno invece dimostrato che, fatto salvo l’iniziale periodo di rodaggio, la Mifid2 non è stata un problema ma anzi una occasione. 

Secondo Stephen Cohen grazie alla Mifid2 e una maggiore sensibilità ai costi, è avvenuta “un’accelerazione del passaggio a modelli di consulenza a parcella e si è generata una maggiore attenzione agli ETF da parte dei distributori“. L’attenzione dell’esperto si è poi rivolta al mercato italiano, settore in cui si è registrato un aumento importante dell’interesse. Inoltre, ha proseguito l’analista “assistiamo a una crescita costante del lancio di soluzioni di investimento costruite con ETF sotto forma di mandati discrezionali e prodotti unit linked“.

Grazie alla nuova direttiva gli investitori sono aiutati nello svolgimento di una più accurata selezione di broker e piazze di trading. Questa possibilità ha un impatto positivo sul contenimento dei prezzi finali. L’analisi di Cohen mette a fuoco quattro ambiti di studio a tal riguardo:

  1. Il costo di acquisto di un ETF varia a seconda di una serie di fattori come la strategia, il broker scelto e la sede di negoziazione preferita
  2. Quei broker che che hanno la possibilità di scambiare maggiori volumi di uno specifico ETF sono potenzialmente portati ad offrire un prodotto ad un costo inferiore
  3. Grazie alla maggiore trasparenza introdotta dalla Mifid2 e all’aumento della visibilità delle negoziazioni, i broker offrono agli investitori la possibilità di trovare il prezzo più competitivo
  4. Identificare il broker più conveniente o la piazza più vantaggiosa era molto più difficile sei mesi fa ossia prima dell’entrata in vigore della nuova direttiva

Ma i vantaggi che il mercato degli ETF ha avuto grazie all’introduzione di Mifid2 non si fermano qui. Nella sua analisi Cohen afferma che “l’aumento della trasparenza dei volumi degli scambi dagli ETF nell’ambito della Mifid sta aiutando gli investitori a comprendere che il settore è grande e abbastanza liquido per qualificarsi come uno strumento di investimento efficace”. Insomma secondo l’esperto di Blackrock l’appeal degli ETF è molto aumentato e questo lo si vede concretamente. 

L’ultimo punto toccato dall’analista riguarda i market mover. Secondo Cohen “al crescere del numero di market maker in un ecosistema di trading diventa più facile per gli investitori in ETF effettuare transazioni o, in altre parole, aumenta la liquidità del mercato degli ETF“. A seguito dell’introduzione della Mifid2 si è assistito in Europa all’aumento del 25% di questo genere di figure. 

Infine le previsioni. Secondo le stime elaborate da Euronext, alla fine del 2018 il volume annuale degli scambi sarà pari a 2,3 trilioni di dollari Usa. Si tratta di un ammontare immenso che non neppure lontanamente paragonabile agli 1,3 trilioni di dollari americani del 2017. Nel solo primo semestre 2018, le negoziazioni riportate sulla gamma di ETF Ucits di iShares hanno segnato un aumento medio del 61% che sale al 74% per il reddito fisso. Se non è un successo questo. 

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