Prezzo petrolio a 200 dollari e Trump muto: minaccia saudita è un assist per i trader

Le parole usate dall’alto funzionario del governo saudita Turki Al Dakhil contro gli Stati Uniti non lasciano spazio a dubbi. “Se Trump si indispone per un barile ad 80 dollari, dovrebbe tenere in considerazione un prezzo di 100 dollari per barile, o 200 o, perché no, il doppio!”” ha dichiarato il rappresentante di Riad. La deduzione che tutti liberamente possono fare a partire da questa affermazione è molto semplice: l’Arabia Saudita si riserva il diretto di alzare il prezzo del petrolio laddove il braccio di ferro tra Arabia Saudita e Usa dovesse diventare sempre più forte. La determinazione della quotazione petrolio diventa quindi una sorta di arma politica che i sauditi si riservano di utilizzare contro i loro vecchi alleati, gli Usa. Riad usa un fatto economico, ossia il prezzo del petrolio, per rispondere ad una minaccia di tipo politico che è arrivata dagli Stati Uniti. Ma cosa è successo tra i due vecchi alleati del Medio Oriente di così grave per arrivare a toni come questi e perchè i trader oggi temono davvero un aumento del prezzo del petrolio fino a 100 dollari al barile se non addirittura a 200? 

La tensione tra Usa ed Arabia Saudita è esplosa a seguito della scomparsa del giornalista del Washington Post Jamal Khashoggi. Il corrispondente, secondo alcune indiscrezioni, sarebbe stato fatto sparire nell’ambito di una operazione di polizia condotta dalla autorità di Riad. Ovviamente non ci sono (nè probabilmente ci saranno mai) conferme sul coinvolgimento della polizia saudita nel fatto, ma questo diventa quasi secondario in un braccio di ferro che ha origini molto eterogeee. La crociata di Trump contro i sauditi si è però immediatamente rivelata una sorta di boomerang. Il fatto è che con l’Iran fuori dai giochi per volontà degli Stati Uniti e in considerazione del fatto che l’Arabia Saudita ha un peso preponederante nella classifica dei paesi produttori, Riad sa perfettamente che adesso può alzare la voce. La domanda che i traders si pongono riguarda però il fino a quando. In altre parole, fino a dove l’Arabia Saudita si pul spingere con le sue minacce? E’ davvero possibile che nell’ambito del braccio d ferro avviato con gli Stati Uniti, i sauditi si spingano a fare del loro meglio per far balzare le quotazioni del petrolio addirittura fino a 200 dollari. Un prezzo del greggio a 200 dollari avrebbe conseguenze terribili per tutti ed allora ecco che le frecciate di Turki Al Dakhil contro gli Stati Uniti si depotenziano. E’ quasi certo che l’Arabia Saudita non alzerà mai il prezzo del petrolio e che le sue minacce siano destinate a restare solo sulla carta. Attenzione però a non prendere con eccessiva leggerezza quello che è avvenuto. Perchè qualcosa di davvero significativo è avvenuto nel senso che per la prima volta da tempo il petrolio è tornato ad essere un’arma politica ma soprattutto per la prima volta da anni, l’Arabia Saudita è tolto il vestito del partner affidabile. 

Per conoscere le possibili previsioni sul prezzo del petrolio è utile l’analisi tecnica materie prima 15-19 ottobre

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