Sell-off sull’azionariato di Wall Street nella seduta di borsa di ieri. La Borsa Usa ha registrato un pesante passivo che ha riguardato tutti i principali indici azionari. Il crollo della borsa americana di mercoledì 24 ottobre rappresenta una premessa molto negativa in vista dell’apertura di Borsa Italiana oggi. C’è la consapevolezza da parte degli operatori che Piazza Affari possa essere travolta dalle vendite anche perchè il Ftse Mib già si trova a dover fare i conti con il braccio di ferro tra UE e Italia e la conseguente impenneta dello spread BTP BUND.

I dati finali di Wall Street sono drammatici. Il Dow Jones ha perso il 2,4 per cento con un ribasso di circa 600 punti base, il Nasdaq ha rimediato un calo del 4,43 per cento (peggiore flessione giornaliera da agosto 2011) mentre l’indice S&P 500 ha chiuso la giornata con una flessione del 3 per cento circa. Il peggior indice azionario su Wall Street è stato il Nasdaq che ha dovuto fare i conti con il crollo di tanti titoli tecnologici. Il sospetto è che il panic-selling sul settore tech di Wall Street possa essere il primo segnale della possibile esplosione di una bolla di cui si parla da tempo. Tra le azioni della Borsa Usa peggiori c’è stata Netflix che ha perso ben l’11 per cento. Oggetto di forti vendite sono state anche le azioni Facebook, le azioni Amazon e ancora le Google. Dal tracollo non si è salvata neppure Apple che ha rimediato un ribasso del 3 per cento. Attenzione però perchè si sta parlando di titoli che da un anno e mezzo a questa parte hanno segnato rialzi molto forti e quindi il crollo potrebbe essere unicamente di tipo fisiologico. 

Quelle sopra esposte sono le dimensioni del tracollo di Wall Street. La seduta della borsa Usa di oggi potrà dire se ci sono o meno le condizioni per un rilancio delle quotazioni. Per capire come posizionarsi sul mercato americano è utile avere ben presenti quelli che sono stati i motivi alla base di un ribasso di proporzioni così ampie. Insomma roba che non si vedeva da tempo a Wall Street merita di essere inquadrata correttamente. Non c’è logicamente un solo motivo alla base di rialzi così sostenuti ma più di un elemento. Da un lato, infatti, ci sono le tensioni commerciali tra Stati Unici e Cina mentre dall’altro c’è lo scontro sempre più palese tra la FED e il presidente americano Trump. Il capo di stato Usa accusa la FED e il suo presidente Jerome Powell di rovinare gli Stati Uniti con le politiche di rialzo dei tassi di riferimento. Secondo gli analisti è probabile che la FED incrementi ancora di più il costo del denaro per affermare il suo principio di autonomia. Ciliegina sulla torta in questo contesto già non semplice è poi l’affaire Jamal Khashoggi.

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