Petrolio: nuovo crollo del prezzo, è Big Trump Sell Off

Venditori scatenati sul prezzo del petrolio. Le quotazioni del greggio, già provate dai recenti ribassi, hanno registrato un nuovo deprezzamento che ha praticamente assottigliato ancora di più i guadagni record che il prezzo del barile aveva registrato fino ad una settimana fa. Mentre è in corso la scrittura del post la quotazione petrolio in versione WTI registra un calo del 2,42 per cento a quota 60,44 dollari al barile mentre il prezzo del Brent segna una flessione del 2,34 per cento a 69,19 dollari al barile. Il messaggio che arriva da questi dati è chiaro ed inequivocabile: la quotazione petrolio crolla anche oggi!

Il sell-off sul prezzo del greggio è stato una delle conseguenze delle indiscrezioni di stampa secondo cui i colloqui tra Usa e Cina previsti per questo mercoledì potrebbero saltare dopo che il presidente americano Trump ha ventilato l’ipotesi di incrementare i dazi su prodotti cinesi per 200 miliardi di dollari. Il Tweet con cui Donald Trump ha praticamente fatto sapere a Pechino e al mondo interno di essere pronto a riprendere la guerra commerciale contro la Cina non è stato solo la causa del crollo delle borse asiatiche e della successiva apertura in ribasso delle borse europee (Piazza Affari compresa come da previsioni) ma ha anche determinato un nuovo forte calo del prezzo del greggio. I Tweet di Trump, quindi, continuano a fare il bello e il cattivo tempo su materie prime ed azionariato globale. Il peso delle parole del presidente americano sull’andamento della finanza globale è talmente forte che questa mattina sui media inglesi si parla addirittura di Big Trump sell Off

Ma cosa ha detto di così pesante Trump in merito alla guerra dei dazi contro la Cina per far crollare il prezzo dle greggio in un modo così pronunciato. Due sono i Tweet di fuoco del presidente Usa che hanno fatto tremare le quotazioni del petrolio. Trump ha anzitutto affermato che da 10 mesi la Cina paga agli Usa dazi pari al 25 per cento su 50 miliardi di dollari di prodotti tech mentre su oltre 200 miliardi di prodotti tech i dazi arrivano al 10 per cento. Secondo Trump tali tariffe sarebbero responsabili dei grandi risultati economici Usa. Venerdì, ha poi anticipato Trump, i dazi al 10 per cento saliranno al 25 per cento. “325 miliardi di dollari..di altri beni esportati dalla Cina verso gli Stati Uniti rimangono non tassati e i dazi pagati agli Stati Uniti hanno avuto un lieve impatto sui costi di produzione, che sono principalmente a carico della Cina“. Dopo questo pesante atto di accusa il presidente Usa ha quindi esposto quello che realmente si ciela dietro la sua decisione di alzare i dazi: i negoziati per un accordo commerciale con la Cina continuano – ha chiarito Trump – ma tutto avviene troppo lentamente a causa del continuo tentativo di Pechino di rinegoziare. In pratica, stando al punto di vista del presidente americano, l’incremento dei dazi si rivela necessario per sventare il doppio gioco di Pechino. 

Tornando alle ripercussioni sull’andamento della quotazione petrolio, c’è da mettere in evidenza che l’attacco di Trump è arrivato in un momento in cui il livello record raggiunto dalla produzione Usa ha frenato talmente tanto le quotazioni di Brent e WTI da mettere un deciso stop al prolungato rally che i prezzi hanno tenuto. 

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