Dimissioni Trump: cosa succederebbe in borsa il giorno dopo?

Precisiamo subito, per evitare equivoci, che questo articolo è pura fantafinanza in quanto parte da un fatto che non è tale ma è solo un’ipotesi: le dimissioni del presidente americano Trump. Cosa succederebbe sui mercati dinanzi ad un avvenimento simile? Come reagirebbe la borsa americana? E tutte le altre borse europee? E Borsa Italiana? La notizia delle dimissioni di Trump avrebbe un effetto dirompente su tanti asset. Certamente nulla sarebbe più come prima e tutto cambierebbe.

Ad analizzare cosa avverrebbe sui mercati di tutto il mondo con le dimissioni di Trump è stato Alessandro Fugnoli su Kairospartners. L’analista è partito da una data e da un fatto: la data è il marzo 2020 e l’evento ipotizzato è il giuramento di Mike Pence come nuovo presidente americano. Nel suo discorso di insediamento, Pence rivendica le scelte fatte con Trump nei tre anni precedenti in merito al taglio delle tasse, alla deregulation e al tentativo di ristabilire il primato Usa nel mondo. Al tempo stesso, però, Pence prova anche ad accreditarsi come profondamente diverso rispetto al populismo divisivo che ha caratterizzato l’era Trump. Insomma continuità su alcuni temi ma profonda discontinuità per quello che riguarda il metodo di comunicazione.

Ma come si è arrivati al giuramento di Pence come nuovo presidente Usa? L’analisi di Fugnoli ripercorre tutte le tappe precedenti allo storico evento ossia fa riferimento a qualcosa che potrebbe succedere da oggi fino all’inizio del prossimo.

Erano davvero in pochi, all’inizio, coloro i quali pensavano che l’impeachment di Trump potesse andare a buon fine anche perchè gli stessi capi di accusa sembravano essere alquanto deboli. Gli stessi mercati, francamente, non sembravano essere più preoccupati di tanto anche perchè era stato lo stesso Trump a dare lo zuccherino agli investitori ammorbidendo i dazi contro la Cina nel momento in cui la stampa aveva ripreso a parlare di impeachment.

Qualcosa, però, rispetto a situazioni analoghe avvenute in passato, sembra essere mutata. Per la prima volta Trump aveva dato l’impressione di essere stanco e debole. Ad approfittare di questo momento di stanchezza era stata l’ala del Partito Repubblicano da sempre ostile a Trump. Proprio questa ala, adesso aveva la sua grande occasione per regolare vecchi conti.

Dinanzi alla debolezza del presidente Usa, la camera americana aveva quindi già formalizzato a dicembre la richiesta di impeachment. Per essere approvato l’impeachment avrebbe richiesto il voto favorevole dei due terzi del senato. Una votazione così netta sarebbe stata possibile solo con la rottura del fronte repubblicano da sempre amico di Trump. Fino ad allora i mercati avevano ritenuto poco plausbile uno scenario simile e infatti la borsa Usa aveva chiuso il 2019 sui massimi grazie anche al taglio dei tassi FED.

A gennaio, però, l’evento improvviso. Per la prima volta i sondaggi sembravano essere del tutto sfavorevoli a Trump. E’ proprio in considerazione del cambio di orientamento da parte dell’opinione pubblica che alcuni senatori vicini allo stesso Trump hanno deciso di prospettare al presidente americano una via di uscita dal rischio impeachement: le dimissioni.

Ecco quindi che a cavallo tra gennaio e febbraio la storia di ripeteva. Come avvenne a suo tempo con Nixon, adesso anche Trump si ritrovava debole, con uno stato maggiore pieno di dubbi e un esercito non più formato solo da fedelissimi.

Il dado a questo punto era tratto e al presidente americano Trump non restava altro da fare che annunciare le sue dimissioni e il passaggio del potere al suo vice Pence. Così è finita l’epoca Trump e gli Stati Uniti hanno iniziato un nuovo sotto la guida di Pence.

Il racconto di fantafinanza redatto da Alessadro Fugnoli si chiude qui. Parte a questo punto l’analisi degli effetti su mercati e borse.

Dimissioni Trump: conseguenze sulla borsa

E’ facile ipotizzare che nei giorni caldi che porteranno poi alle dimissioni di Trump, la borsa Usa registri un andamento altamento volatile. Molto probabile che nei giorni più intensi e critici la borsa americana si sia mossa in rosso per poi recuperare nel momento in cui verrà annunciata la nomina come nuovo presidente Usa del vice di Trump. Questa la rezione dei mercati e degli investitori nel caso di passo indietro di Trump. 

Ma, tornando adesso sul piano più reale e lasciando perdere la fantafinanza, davvero Trump si dimetterà? Per ora nessuno può dire nulla a riguardo anche perchè, almeno in questa fase, i sondaggi sono un pò come il timone nel senso che vanno nella direzione che vuole il loro utilizzatore. 

Sd ogni modo c’è ancora tanto tempo per capire quale sarà la direzione che i mercati potrebbero prendere in vista delle elezioni americane. 

E’ però consigliabile non dare un peso eccessivo alla volatilità che si presenterà nei prossimi 3 o 4 mesi. Le oscillazioni del mercato da oggi fino a gennaio saranno quasi inevitabili. Viceversa è bene dare molta attenzione all’eventuale volatilità che si verificherà all’inizio del prossimo anno. 

Strategicamente è consigliabile procedere con una forte diversificazione del rischio, in modo tale da ridurre l’entità delle possibili perdite. Secondo il commento di Alessandro Fugnoli è assolutamente indispensabile avere a disposizione in portafoglio che sia in grado di funzionare in caso di recessione. Una seconda parte del proprio portafoglio deve essere invece pronta a funzionare nel caso di riaccelerazione o di reflazione. 

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