Prezzi petroliferi piatti: previsioni su riserve petrolio EIA in primo piano

Sostanziale parità per la quotazione petrolio in questo rush finale del mese di ottobre. Sia il prezzo del WTI che il prezzo del Brent oggi si muovono sugli stessi livelli di ieri.

Più nel dettaglio, mentre è in corso la scrittura del post, la quotazione del greggio in versione Brent segna un rialzo dello 0,15 per cento a quota 61,68 dollari al barile mentre il prezzo del contratto su WTI è praticamente fermo a 54,55 dollari al barile (del tutto invariato rispetto al dato di ieri).

Non ci sono state novità in grado di condizionare in modo deciso l’andamento delle quotazioni. L’unica notizia che potrebbe offrire spunti per il posizionamento dei traders operativi sull’oil nel corso della giornata riguarda la pubblicazione del dato macro Usa sulle riserve di petrolio.

Secondo le stime che sono state riportate ieri dall’American Petroleum Institute (API), le scorte di petrolio negli Stati Uniti hanno segnato un calo di 1,7 milioni di barili nella settimana che si è chiusa lo scorso 25 ottobre. Sempre in base ai dati riportati dalla stessa fonte, le riserve di benzina hanno registrato una flessione di 4,7 milioni di barili. I dati che sono stati comunicati dall’API, come da cosuetudine, precedono quelli ufficiali della U.S. Energy Information Administration (EIA) che verranno diffusi nel corso della serata. E’ quindi probabile che il contratto sul WTI e quello sul Brent possano subire variazioni di prezzo a seguito della pubblicazione del nuovo market mover.

In attesa di conoscere i dati reali EIA sulle scorte settimanali di greggio, può essere utile dare uno sguardo a quelle che sono le ultime previsioni sull’andamento dell’importante indicatore. Secondo il consensus di S&P Global Platts, pubblicato oggi su MarketWatch, l’americana EIA dobvrebbe rendere noto oggi un aumento di 2,5 milioni barili per il greggio. Nella seduta di ieri, i future sul WTI in consegna a dicembre avevano segnato un ribasso dello 0,48 per cento al New York Mercantile Exchange chiudendo a quota 55,54 dollari il barile.

Se tutto sul mercato petrolifero sembra essere fermo o comunque poco mosso, in realtà nell’ultimo mese è avvenuto un fatto molto importante che è destinato ad entrare nella storia. Gli Stati Uniti, infatti, non sono più importatori di petrolio. Appena 10 anni fa gli Usa compravano all’estero qualcosa come 12 milioni di barili al giorno vale a dire più di un sesto della produzione mondiale. Nel mese di ottobre 2019 il trend si è invertito e oggi gli Usa sono diventati un paese esportatore di oil. 

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