Le azioni Starbucks sono una delle note liete dei titoli del Nasdaq, considerato che le azioni della compagnia hanno sfiorato il +12% quest’anno, riuscendo a superare la crisi epidemica meglio rispetto alla maggior parte dei propri concorrenti, nonostante gli effetti negativi determinati dalle misure restrittive applicate in tutto il mondo. Ma come mai?
Buona parte di questo merito è da ricercarsi delle nuove strategie di Starbucks, che ha lavorato molto per poter migliorare le sue capacità di gestire gli ordini digitali, così come i servizi drive-in e le opzioni di consegna e di ritiro. Dunque, anche in un contesto evidentemente molto difficile, le caffetterie si sono adattate piuttosto bene al cambiamento delle abitudini di consumo dei propri clienti, predisponendo una serie di canali di distribuzione dei propri prodotti che potessero rispettare le indicazioni e le linee guida anti-Covid.
Sembra dunque dimenticato il periodo “buio” che il titolo Starbucks aveva vissuto nella prima parte dell’anno, quando a causa di intense pressioni di vendita le azioni avevano attraversato un periodo di declino, che aveva condotto i prezzi ai livelli del 2018. All’epoca era evidente la preoccupazione sul modo con cui Starbucks avrebbe reagito al coronavirus, con un grande punto interrogativo sul fronte delle vendite.
Tuttavia, dai minimi di marzo 2020 ad oggi le azioni hanno quasi raddoppiato il loro valore, e le vendite nei mercati USA e Cina (i due principali territori di presenza dei propri ricavi) hanno retto l’impatto, permettendo alla catena di poter superare le aspettative degli analisti a fine ottobre.
Anche se le vendite su base comparabile USA (cioè, a parità di punti vendita) sono in calo del 9% anno su anno, in realtà il fatturato è pur sempre in forte miglioramento rispetto al -41% del trimestre precedente e, dunque, c’è da ben considerare il fatto che la società possa proseguire su questa linea. La metà delle caffetterie americane e cinesi sono tornate in piena attività, e la crescita delle vendite è prevista in doppia cifra già nel secondo trimestre dell’esercizio fiscale 2021.
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