Prezzo petrolio crolla ai minimi di maggio: perchè? Come cavalcare sell-off su WTI e Brent

Il prezzo del petrolio è crollato ai minimi di maggio. Dopo aver fatto dimenticare le previsioni decisamente ottimistiche di un mesetto fa che vedevano la quotazione petrolio a 100 dollari al barile, il greggio ha proseguito con la sua spinta ribassista che è appunto culminata nel crollo ai minimi di maggio.

Mentre è in corso la redazione del post (ore 12,00) il valore del petrolio Brent segna un ribasso del 3,12 per cento a quota 66,1 euro mentre il WTI è in calo del 3,42 per cento a 63,22 dollari al barile. La violenta correzione ribassista del greggio (visibile analizzando il grafico in basso) ha una spiegazione molto precisa.

Come hanno messo in evidenza alcuni analisti, infatti, il crollo è da imputare principalmente all’aumento delle preoccupazioni sulla possibile crescente diffusione della variante Delta del Covid19. Secondo gli operatori il rischio che in questi giorni sta tornando ad essere percepito in modo marcato, è che l’incremento del numero dei contagiati con la variante Delta possa andare ad impattare in modo negativo sulla domanda globale di greggio e quindi sulla ripresa economica mondiale. Il fatto che questa ipotesi di scenario debba essere tenuta in considerazione non significa che l’asset petrolio sia da evitare. Come vedremo successivamente, infatti, grazie al CFD trading è possibile guadagnare anche quando il prezzo del petrolio crolla (qui il sito eToro per fare pratica con lo short trading). 

C’è anche una seconda ragione alla base delle forti vendite che stanno interessando il greggio. Questa ulteriore motivazione ha a che fare con il Forex e, nello specifico, con l’andamento del valore del Dollaro che oggi ha subito un ulteriore rafforzamento. Il rialzo del biglietto verde pesa su tutte le materie prime che sono trattate in dollari a partire proprio dal petrolio. L’incremento del valore della divisa americana è supportato dai dettagli che sono trapelati dalla minute FED diffusa ieri sera.

Stando a quanto si può leggere nei verbali dell’ultima riunione della Federal Reserve (quella che si è tenuta a luglio), non è da escludere che ci possa essere un tapering già prima della fine dell’anno. La riduzione anticipata degli acquisti di titoli di stato da parte della banca centrale Usa non aiuta l’andamento della quotazione petrolio. 

Ulteriore fattore destabilizzante è il caos geopolitico in Afghanistan che, da un punto di vista psicologico, ha contribuito e contribuisce a consolidare una posizione più prudente da parte degli investitori.

Sul fronte più propriamente macroeconomico, invece, il ribasso che è stato messo a segno dalle scorte di petrolio in Usa non è di alcun aiuto in quanto scavalcato dall’inatteso incremento registrato dalle riserve di benzina.

A completare il quadro del sentiment negativo è poi una notizia arrivata addirittura dall’India. Come hanno evidenziato in una nota gli analisti di MPS Capital Services, New Delhi ha deciso di inziare a vendere una parte delle riserve statali che sono presenti nei magazzini delle sue raffinerie. La mossa degli indiani ha colto di sorpresa analisti e investitori. 

Come si può vedere da questo elenco, quindi, le cause del crollo del prezzo del petrolio in atto oggi sono molteplici. 

Come investire quando il petrolio crolla

Ci chiediamo a questo punto come sia possibile sfruttare questa situazione. C’è un modo per guadagnare quando il prezzo del petrolio crolla? Come abbiamo già anticipato in precedenza, la risposta è affermativa. Grazie allo short trading è possibile speculare al ribasso e quindi trarre prodotti dal crollo del valore del greggio.

Fondamentale è scegliere broker che mettono a disposizione gli strumenti più ideonei per operare al ribasso. Un esempio è eToro che consente di copiare dai traders più bravi grazie al Copy Trading. Un altro vantaggio? Il fatto che anche il Copy Trading possa essere testato in modalità demo. 

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Oltre che sul petrolio, allo stesso modo (quindi in modalità short trading) è anche possibile investire sulle azioni petrolifere che, ovviamente, oggi sono in forte affanno a causa dell’andamento negativo del greggio. 

Il discorso vale per tutti i titoli oil a livelllo mondiale. In particolare a Milano sono Eni, Saipem e Tenaris a soffrire. Non va meglio sui listini della borsa di Londra dove a soffrire sono colossi minerari come Anglo American,  Antofagasta, BP, Rio Tinto e Royal Dutch Shell. Pioggia di rossi anche sui petroliferi e minerari francesi con  Arcelor Mittal in calo del 5,3, Technip a – 4,8 e Total in flessione del 3,9 per cento. Malissimo anche Repsol sul listino della borsa di Madrid.

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