Con il passare del tempo, cresce la consapevolezza che il rialzo dell’inflazione non sia un fenomeno passeggero ma possa al contrario essere un evento duraturo. Addirittura molti analisti hanno da tempo esortato gli investitori a prendere atto di questo scenario e ad agire di conseguenza onde evitare di restare bruciati con strategie trading basate su una concezione transitoria dell’inflazione.
In un articolo che abbiamo pubblicato tempo fa su Borsa Inside, ci siamo chiesti come e dove investire con l’aumento dell’inflazione. Alcuni nostri letteri, leggendo quel post ci hanno chiesto di approfondire il discorso relativo al mercato azionario. Eccoci quindi con questo articolo analitico che focalizza l’attenzione sulle azioni che, in passato, hanno mostrato di reggere alla crescita dell’inflazione.
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Inflazione duratura: il quadro americano
Visto che in Europa l’argomento inflazione sembra essere subito e non affrontato, vediamo quali sono i segnali che arrivano dagli Usa, il paese dove più evidente è il rialzo del costo della vita e dove la banca centrale è già scesa in campo per affrontare il problema (la FED ha già iniziato a ridurre gli acquisti di titoli di stato con obiettivo di alzare i tassi già il prossimo anno).
Stando ad alcuni report, molte famiglie americane stanno prendendo in considerazione la possibilità di utilizzare i risparmi accumulati per andare in pensione in anticipo, per uscire dal mercato del lavoro dipendente o per cercare un tipo di lavoro che sia meno vincolante rispetto a quelli standard. Considerando inoltre che le offerte di lavoro sono vicine ai record a condizioni interessanti, tanti settori privati sono in posizione di forza in caso di trattative sulle retribuzioni.
In questa situazione, essere selettivi diventa quindi fondamentale.
I precedenti storici: cosa avvenne nel periodo dei Nifty Fifty
Frédéric Leroux, membro del Comitato di Investimento Strategico di Carmignac, ha esaminato cosa avvenne nelle precedenti fasi caratterizzate dal rialzo dell’inflazione. Secondo l’esperto, è evidente che se l’inflazione dovesse tornare a diminuire in modo graduale e senza una frenata economica, le borse dovrebbero mantenere il trend positivo grazie ai titoli growth ad alta visibilità. Viceversa nel caso in cui le Banche Centrali non dovessero riuscire a tenere la situazione sotto controllo e quindi ci dovesse essere un rallentamento più forte dell’economia, i titoli growth ad alta visibilità continuerebbero ad essere sostenuti dalla loro performance relativa.
Secondo Leroux è necessaria una vera e propria recessione per far andare in pole position i titoli dei settori in assoluto più difensivi. Se lo scenario dovesse essere quello dell’inflazione duratura, ha aggiunto l’analista, un paragone storico potrebbe essere fatto con il periodo dei Nifty Fifty, risalente a cavallo tra metà anni Sessanta e inizio anni Settanta.
In quella fase storica l’inflazione iniziò a crescere in modo molto rapido. Ci fu un rialzo dei tassi ma senza che ciò potesse impattare sull’appeal dei titoli growth di qualità.
Durante il periodo dei Nifty Fifty, ci furuno una 50ina di azioni che dimostrarono di essere in grado di restere all’inflazione. Titolo come Digital Equipment, Disney, Eli Lilly, Kodak, General Electric furono in grado di reggere bene ad una fase non semplice. Ovviamente le performance passate non sono garanzia delle performance presenti e quindi il riferimento al precedente storico è semplicemente un dato del passato, nulla di più.
Tornando all’analisi di Carmignac, l’esperto ha concluso affermando che i titoli growth ad alta visibilità possono vantare un alto valore relativo avendo dalla loro un modello di business che sembra essere in grado di adattarsi in qualsiasi condizione economica, comprese le situazioni caratterizzare da una crescita duratura dell’inflazione.
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