lingotti di oro e insegna Wall Street
Cambio asset allocation - BorsaInside.com

Molti investitori si erano già preparati ad un agosto abbastanza tranquillo per quello che riguarda l’allocazione del portafoglio con le varie quote grossomodo confermate. E invece ecco arrivare la doccia fredda degli analisti di Bank of America con cui praticamente sono state cambiate un bel pò di cose per quello che riguarda l’asset allocation.

Trattandosi di un argomento sterminato forse è meglio circoscrivere l’area cui faremo rifermento in questo articolo. Senza tanti giri di parole se hai da tempo attivato una posizione rialzista sull’azionariato americano, allora dovresti ritagliarti 10 minuti del tuo tempo e leggere questo articolo perchè è proprio a chi si trova nella tua situazione che si rivolge. Viceversa se già nei giorni scorsi ti eri resi conto che forse Wall Street era cresciuta troppo per giustificare una ulteriore progressione, l’analisi di BofA fa suo il tuo sospetto e riconosce la fondatezza della tua posizione.

Come i nostri lettori avranno già intuito da Bank of America è arrivato un peggioramento della prospettiva sugli indici americani. Azioni Usa da non guardare più con cieco ottimismo, quindi. E di contro su cosa continuare a restare positivi? La risposta di BofA non lascia spazio a dubbi: oro e solo oro.

Parliamo sempre di asset allocation ma le classi di attivi citate nel report di Bank of America sono molto diverse tra loro: azioni americane e oro. Non è un problema per i trader che usano broker come FP Market per operare e che hanno tutto in una sola piattaforma (e a condizioni molto vantaggiose, esempio spread sui CFD oro fino a 0,0 pips).

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Rischio bolla per Wall Street? L’alert di BofA

Nel report di Bank of America c’è una parolina che fa venire la pelle d’oca a molti investitori: “bolla”. Ciclicamente questo termine soprattutto quando si parla di azioni Usa ma questa volta le motivazioni che vengono date date dagli analisti sembrano essere davvero articolate.

E allora vediamo più nel dettaglio cosa dicono da BofA e perchè Wall Street rischia di finire in una bolla dopo la lunga crescita registrata negli ultimi mesi (gli indici sono sui massimi). c’è stato un marcato spostamento di capitali: nella settimana terminata il 6 agosto, dai titoli azionari statunitensi sono usciti quasi 28 miliardi di dollari, mentre i fondi monetari hanno visto affluire circa 107 miliardi.

E’ evidente che qualcosa è in atto e, come minimo, sta andando a modificare il posizionamento strategico degli investitori più capaci di anticipare i tempi. La maggiore cautela è alimentata da due fattori principali che ultimamente stanno pesando sempre di più:

  • i dati del mercato del lavoro degli Stati Uniti sono stati più deboli del previsto
  • l’entrata in vigore dei nuovi dazi imposti dal presidente Donald Trump sta cambiando tutto il quadro di riferimento dei commerci globali. E’ un dato di fatto che l’aliquota media delle tariffe è ora salita al 15,2 per cento, un balzo rispetto al 2,3 per cento di un anno fa. Una curiosità: le tariffe applicate dagli Usa non sono mai state così alte dalla seconda guerra mondiale (è storia questa).

E’ appunto in questo contesto che Michael Hartnett, strategist di BofA, ha affermato che che il continuo balzo in avanti delle azioni Usa è oramai unicamente sostenuto dalle attese di futuri tagli dei tassi da parte della Federal Reserve. Ebbene secondo l’analista, potrebbe essere proprio questo eccesso di fiducia a rischiare di alimentare una bolla di Wall Street che, alla luce dei rapporti di market cap, non potrebbe che scoppiare dal settore tech per poi propagarsi a tutti gli altri comparti.

Le cosiddette Magnifiche Sette (a cui l’analista di BofA aggiunge anche Broadcom, Oracle e Palantir) hanno generato l’80 per cento dei rendimenti dell’S&P 500 a partire dal 2 aprile, data in cui Trump annunciò la prima tornata di dazi reciproci (il cosiddetto Giorno della Liberazione).

Il punto è che questa performance da capogiro (da cui praticamente dipende quello che è l’andazzo a Wall Street) si poggia tutta sull‘entusiasmo per il potenziale dell’intelligenza artificiale nel trasformare il mercato del lavoro. Tutto molto bello ma se gli spread creditizi del comparto tech dovessero allargarsi, allora sarebbe il segnale che è in atto un consumo eccessivo di liquidità da parte dell’AI e ciò potrebbe mettere in crisi tutto il sistema. A quel punto scoppierebbe la bolla dei titoli legati all’intelligenza artificiale che, a causa appunto del loro peso, finirebbe con il coinvolgere tutta la borsa Usa.

L’oro come rifugio strategico

Visto il cambio epocale di passo prospettato da Bank Of America, dove è il caso di andare a ripiegare. Il peso delle azioni Usa nell’asset composition dovrebbe essere ridotto prendendo per buono il report degli analisti americano, e allora viene spontaneo chiedersi cosa potrebbe andare a colmarlo.

Senza tanti giri di parole, Bank of America ha ulteriormente rafforzato la sua già positiva view sull’oro in ottica investimento (quindi lungo termine). Secondo l’analista Hartnett è vero che l’attuale contesto è più di pace che di guerra (l’amministrazione Usa attuale, a differenza di quella pregressa e del suo braccio nell’UE, sta provando a spegnere i vari conflitti), tuttavia è un dato di fatto che anche i provvedimenti di Trump (pensiamo alle tendenze isolazioniste, alle politiche migratorie più restrittive e alla minore indipendenza delle banche centrali) una qualche tensione la possono sviluppare.

E poi c’è l’oramai sempre presente questione degli acquisti di oro da parte delle banche centrali (fisico) che oramai da tempo è uno dei più importanti driver di crescita di lungo termine del metallo giallo. Non è da escludere che, in un futuro non troppo lontano, le stesse banche che ora comprano oro possano procedere ad una rivalutazione per alleggerire il peso del debito interno. In tal caso l’oro diventerebbe anche una copertura contro eventuali shock di mercato.

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