Confindustria ha aggiornato le proprie previsioni economiche per l’Italia, segnalando un quadro meno favorevole rispetto a quanto ipotizzato in primavera. Secondo il nuovo Rapporto di previsione del Centro Studi, le prospettive di crescita rimangono deboli, frenate dai dazi imposti dagli Stati Uniti, dalle tensioni geopolitiche internazionali e da un export che fatica a riprendersi.
L’associazione degli industriali sottolinea come la ripresa dell’attività manifatturiera europea sia destinata a svilupparsi in maniera lenta, mentre le barriere commerciali e i conflitti globali si confermano elementi di freno strutturali. Rispetto alle proiezioni di aprile, il Pil italiano nel 2025 dovrebbe crescere soltanto dello 0,5% (contro lo 0,6% precedente), mentre la stima per il 2026 è stata tagliata allo 0,7% dall’1% previsto in precedenza.
Un elemento chiave della revisione riguarda il commercio estero: l’inasprimento dei dazi americani, fissati al 15% su diversi prodotti europei, insieme alla forza dell’euro e alla crescente instabilità internazionale, ha costretto Confindustria a rivedere significativamente al ribasso il profilo dell’export.
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Le nuove valutazioni sono sostanzialmente in linea con quelle diffuse dal governo italiano, che attende dati ufficiali dal Consiglio dei Ministri sulla prossima manovra, con stime comprese tra lo 0,5% e lo 0,6% nel 2025 e intorno allo 0,8% nel 2026.
Per contestualizzare, nel biennio appena trascorso il Pil nazionale aveva registrato una crescita dello 0,7% sia nel 2023 che nel 2024, un ritmo che appare difficile da mantenere nel nuovo scenario. Confindustria evidenzia che la modesta espansione prevista sarà trainata soprattutto dagli investimenti, mentre i consumi delle famiglie avranno un impatto più limitato.
Le previsioni di altri organismi internazionali confermano questa tendenza: il Fondo Monetario Internazionale stima per l’Italia una crescita dello 0,5%, mentre l’Ocse si attesta sullo 0,6% per l’anno in corso.
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