Investire in un fondo comune di investimento è un’operazione semplice, alla portata di tutti, considerato che non ci sono grandi capitali richiesti per entrare in questo strumento finanziario. Inoltre, l’ingresso si può fare anche… a rate, attraverso un piano di accumulo capitale, che consente al risparmiatore di poter investire in fondi mediante versamenti periodici di capitale, ovvero delle somme costanti che lui contribuirà a definire, a scadenze regolari, per un periodo di tempo predeterminato.
In altri termini, attraverso questo meccanismo il capitale investito dal risparmiatore, in termini complessivi, riuscirà a crescere in maniera graduale, assicurando il migliore risparmio nel tempo. Così agendo, peraltro, l’investitore potrà entrare sul mercato a vari livelli di prezzo, mediando eventuali flessioni nelle quotazioni. L’investimento minimo nei PAC è generalmente pari a 50-100 euro al mese.
Detto ciò, cerchiamo di riepilogare un esempio per poter spiegare ancora meglio quale sia il meccanismo di questo strumento. Immaginiamo che il risparmiatore voglia accumulare versamenti mensili da 100 euro per 5 anni, ovvero per 60 mesi. Alla fine dei 5 anni, se non ci saranno degli andamenti sfavorevoli di mercato nel fondo comune in cui ha scelto da investire, il risparmiatore si ritroverà con un capitale complessivo da 6.000 euro, a cui dovranno aggiungersi gli interessi o la cedole, oltre all’apprezzamento in conto capitale, ovvero alla crescita del valore delle singole quote del fondo di investimento.
A fine piano, il valore di carico di ogni quota nel portafoglio dell’investitore sarà dunque pari alla cifra investita in totale, divisa per il numero di quote in cui si è investito. In termini matematici come già accennato, il piano di accumulo consente così di divenire un’applicazione di una media ponderata degli acquisti delle quote, ai prezzi di ingresso che ogni mese verranno contabilizzati in seguito ai movimenti del fondo.
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