Quanto costa investire in un fondo?

I costi derivanti dall’investimento in un fondo comune costituiscono spesso un elemento di particolare cruccio per i risparmiatori che desiderano poter allocare in maniera efficace le proprie risorse in uno strumento gestito professionalmente. Tuttavia, anche se è vero che sempre più spesso ci troviamo di fronte a un approccio commissionale che risulta essere completamente scollegato dalle prestazioni effettive, è bene rammentare che non esiste un costo omogeneo per i fondi, le cui commissioni sono riportate nel Prospetto Informativo.

Ad ogni modo, giova rammentare in questo breve focus che il principale costo è la commissione di gestione, ovvero della percentuale prestabilita, prelevata dalla società di gestione direttamente dal patrimonio del fondo, in parte a titolo di remunerazione per l’attività professionale svolta dal gestore, e in parte finalizzata a remunerare le attività di distribuzione, ovvero gli istituti di credito e/o le reti di promotori che collocano il fondo presso i risparmiatori.

Da quanto sopra ne deriva che il valore della quota che ogni giorno viene pubblicato dai giornali è al netto dei costi di gestione. Per rendersi conto di quanto sia più o meno elevato l’impatto commissionale, è bene anche sottolineare come ogni anno le Sgr pubblicano il TER (Total Expense Ratio), un indicatore che misura in termini percentuali tutti i costi del fondo, nell’esercizio precedente.

In ogni caso, è bene che i costi del fondo di investimento siano valutati alla luce dei vantaggi ottenibili dallo strumento, quale la diversificazione e una gestione prudente e professionale dello stesso. Vi è poi un altro vantaggio non irrilevante: il fatto che non sia mai necessario preoccuparsi di pagare nessuna tassa in sede di dichiarazione dei redditi o procedere ad altri adempimenti.

I guadagni ottenuti con il fondo non devono infatti essere inseriti in dichiarazione, perché la tassazione avviene solo nel momento in cui si esce definitivamente dal fondo, o si percepiscono dei proventi. In questo caso, se ci sono plusvalenze (guadagni), la società di gestione trattiene l’aliquota del 20%. Se c’è una perdita, la minusvalenza potrà essere utilizzata per compensare eventuali plusvalenze di altri strumenti finanziari.

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