Il coronavirus si è abbattuto sul panorama internazionale con la sua drammaticità, provocando migliaia di morti e un numero di contagi che sta gradualmente cavalcando oltre la soglia delle 200 mila unità.

Un ciclone che ha finito con il “contagiare” anche i mercati finanziari, con i listini azionari sempre più in difficoltà, e con gli investitori che hanno rapidamente alimentato deflussi dalle asset class più rischiose.

In questo scenario, continuano ad attirare crescente interesse i fondi biotech, quelli che più di altri investono nello sviluppo di farmaci antivirali. Investimenti che – probabilmente – anche a causa del coronavirus finiranno con il cambiare: negli ultimi tre anni, infatti, i fondi hanno impiegato oltre 42 miliardi di dollari (dati Bloomberg) nello sviluppo di farmaci, ma di questi solo 2,2 miliardi di dollari (il 5% del totale degli impieghi) sono stati indirizzati verso medicinali di prevenzione delle infezioni.

È evidente che la pandemia di coronavirus in atto finirà con il cambiare la prospettiva degli investitori e, probabilmente, anche il modo di “fruizione” degli investimenti.

Al giorno d’oggi, infatti, i tempi che intercorrono tra una scoperta scientifica e la commercializzazione del farmaco sono lunghi (10-15 anni). Di qui, la necessità di puntare su altri approcci come la genomica, che permette di accelerare i tempi di sviluppo lavorando sulle sequenze del DNA, per ottenere in tempi rapidi nuovi antivirali e antimicrobici.

Come rammentava l’Onu nel suo report No time to wait: securing the future from drug-resistant infections, le malattie resistenti ai farmaci causano più di 700 mila morti all’anno a livello mondiale. Il numero potrebbe però aumentare a 10 milioni di morti a livello mondiale all’anno nel 2050 nello scenario peggiore, di cui 2,4 milioni di persone nei Paesi ad alto reddito.

Le società più attive nel comparto

In questo settore, le aziende con farmaci che si stanno dimostrando più efficaci sono:

  • Gilead Sciences, che detiene il brevetto del Remdesivir, un antivirale rivelatosi efficace, in test di laboratorio e su animali, contro SARS, MERS, Ebola e Coronavirus;
  • La Roche, che detiene il brevetto di Tocilizumab, farmaco antiartrite usato in via sperimentale, anche in Italia, per fronteggiare le prime fasi della malattia da COVID-19.

Per quanto concerne le società più attive nello studio di un vaccino contro il coronavirus:

  • Moderna, startup biotech americana che insieme all’Istituto nazionale di allergie e malattie infettive (NIAD) ha sviluppato un vaccino contro COVID-19 in fase di test, che potrebbe indurre il sistema immunitario a sviluppare informazioni del DNA. Un vaccino in fase di test e che indurrebbe il sistema immunitario a sviluppare anticorpi contro una proteina di picco presente nel virus;
  • CureVac, una azienda farmaceutica tedesca non quotata in Borsa, che opera con l’istituto Paul Ehrlich Institut, specializzata in farmaci contro cancro e malattie rare.

I fondi che investono in più in biotecnologia

Se invece di prendere posizione sulle singole società si preferisce prendere posizione sui fondi, di seguito – come elaborato da OnlineSIM, trovate i 5 fondi che investono in più in biotecnologia, con il rendimento annuale:

  • Franklin Biotechnology Discovery Fund A (acc) USD: – 2,57%
  • UBS (Lux) Equity Fund Biotech (USD) P-acc: – 7,49%
  • Selectra J. Lamarck Biotech Class B: – 12,71%;
  • SEB Concept Biotechnology Fund C: – 14,56%
  • Pictet – Biotech Classe R Eur: – 8,52%

Ricordiamo a tutti i nostri lettori interessati che il miglior modo per poter investire in azioni e fondi che investono in biotecnologia è quello di ricorrere al trading con una piattaforma gratuita come quella di eToro (qui sul sito ufficiale).

Attraverso lo stesso broker sarà anche possibile utilizzare un conto demo con il quale testare la propria strategia in maniera completamente sicura, senza rischi di perdite di capitale.

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