È possibile investire sui mercati finanziari attraverso l’analisi dell’impatto psicologico da Covid-19 e le conseguenti fasi i elaborazione del “lutto”?

A domandarselo è una nota, molto interessante, a cura di Yoram Lustig, Head of Multi-Asset Solutions EMEA di T. Rowe Price, a partire dal c.d. modello Küblerâ??Ross, che delinea la sequenza di emozioni che i malati terminali o le persone che hanno perso un proprio caro vivono con gradualità.

Ma è possibile adattare questo processo alle crisi di mercato e, di conseguenza, al comportamento degli investitori?

Negazione

La prima fase è quella di negazione, ovvero con il desiderio di non “credere” a quanto stia accadendo. Una prima fase che nei mercati finanziari impattati da nuovo coronavirus è durata piuttosto a lungo. Sebbene il mercato non potesse certo anticipare una pandemia, aveva avvertito di un possibile pericolo in tempi meno sospetti.

Ad ogni modo, in termini di impatto psicologico, è evidente che mentre il virus dilagava in Cina, l’Occidente ha continuato a ‘negare’ il pericolo, nonostante la provincia di Hubei fosse stata messa in quarantena, fosse già stato costruito un ospedale in piena urgenza, l’economia nazionale cinese fu bloccata, e così via. Solamente quando il virus è arrivato in Europa abbiamo iniziato a rendercene conto.

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Rabbia

La seconda fase è quella della rabbia. I mercati hanno reagito con un calo vertiginoso dei prezzi degli asset rischiosi, con perdita di fiducia, deterioramento del sentiment e conversione degli asset più rischiosi verso quelli safe haven. Anche questa fase è, evidentemente, alle spalle.

Contrattazione

La fase della ‘contrattazione’ può avere due diversi significati in un contesto di crisi di mercato. In primo luogo, può riferirsi ai primi tentativi di affrontare e fare i conti con la crisi in corso: è in questa fase, ad esempio, che le banche centrali hanno cercato di reagire adottando straordinarie misure di stimolo monetario.

In secondo luogo, può riferirsi alla situazione che si verifica quando gli asset sono stati venduti in modo eccessivo e qualcuno inizia a ricomprarli a prezzi ridotti. Anche questo è facilmente verificabile, sebbene non sia certamente possibile comprendere se i mercati abbiano o meno effettivamente raggiunto il punto minimo lo scorso 23 marzo o se vi saranno ulteriori cali.

Dunque, non sappiamo se questa fase sia già esaurita. Può esser così, o può essere che, invece, ci attenderà a breve un nuovo picco, permettendo al mercato di assumere una tradizionale forma a “W”, con rally e crolli alternati.

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Depressione

La quarta fase è quella della ‘depressione’ che, però, non è affatto detto che si verifichi a causa del coronavirus in termini drammatici. Piuttosto, è possibile che possa esserci un graduale aggiustamento dei prezzi degli asset per rispecchiare la nuova “realtà” man mano che il contesto si delinea. Secondo l’analista, è proprio questa la fase in cui ci si trova, con i prezzi che riflettono una recessione brusca e senza precedenti nella prima metà del 2020, seguita da una ripresa rapida o graduale nella seconda metà dell’anno.

Accettazione

Vi è infine la fase di accettazione, che corrisponde alla ripresa, ovvero al momento in cui i mercati prezzano la fine della crisi. Si tenga conto, al fine di “scadenzare” questa fase correttamente, che non è necessario che l’emergenza sia realmente terminata, ma solamente che gli indicatori siano in grado di suggerire una fine imminente.

Dunque – e difficilmente siamo ancora arrivati a tale fase – nel momento in cui i tassi di contagio crolleranno in maniera stabile e la fine del lockdown e delle restrizioni sarà in vista, i mercati accetteranno la nuova realtà e inizieranno a salire verso nuovi massimi.

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