Beyond Meat: investire nella carne vegetale è ancora una buona scelta?

Beyond Meat ha toccato il massimo storico di 234,90 dollari nel luglio 2019, quando gli investitori rialzisti sono rimasti entusiasti del suo potenziale di crescita per i suoi prodotti a base di carne vegetale. Oggi, però, il titolo è scambiato a poco più di un decimo di quella cifra. Ma è conveniente acquistare il titolo a questi prezzi apparentemente così convenienti?

Stop alla crescita: pausa temporaneo o fenomeno sgonfiato?

La prima cosa che bisogna analizzare sono le motivazioni per cui la crescita dell’azienda si sia arrestata. Beyond Meat prevede che i suoi ricavi cresceranno solo dell’1%-12% quest’anno, rispetto alla crescita del 14% nel 2021, del 37% nel 2020 e del 239% nel 2019. Il rallentamento è dovuto all’inflazione, che ha frenato l’appetito del mercato per i più costosi prodotti a base di carne vegetale. Anche le vendite in Europa hanno subito un brusco calo nella prima metà del 2022 e hanno cancellato tutta la crescita del 2021.

Non solo. Man mano che i consumatori perdono l’appetito per la carne di origine vegetale, sempre più concorrenti si dividono il mercato in contrazione. Impossible Foods, che non è ancora stata quotata in Borsa, è uno di questi. Tyson Foods ha lanciato i propri prodotti a base di carne vegetale in Asia l’anno scorso. Kellogg ha in programma di scorporare la propria divisione di carne vegetale, Morningstar Farms.

La combinazione di inflazione e concorrenza ha dunque ridotto significativamente il potere di determinare i prezzi di mercato per Beyond Meat. Di conseguenza, la crescita annuale dei ricavi per libbra si è stabilizzata e nell’ultimo anno ha subito un brusco calo.

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Una moda che sta lentamente passando…

All’inizio Beyond Meat è cresciuta a dismisura perché i ristoranti e i rivenditori erano ansiosi di provare i suoi prodotti a base di carne vegetale. Ma l’entusiasmo si è affievolito durante la pandemia e sta continuando a scemare, poiché l’inflazione spinge i consumatori a tornare verso prodotti a base di carne, più economici.

Qualche utile dimostrazione è sotto gli occhi di tutti. McDonald’s ha terminato il test del McPlant negli Stati Uniti quest’estate. Anche altre aziende che hanno iniziato a vendere i prodotti di Beyond Meat, tra cui Jack in the Box’s Del Taco, TGI Fridays e Inspire Brands’s Dunkin’, hanno gradualmente smesso di farlo.

Anche questa evidenza ha fatto sì che i margini lordi di Beyond Meat scendessero dal 30% nel 2020 al 25% nel 2021, per poi crollare al 2% negativo nella prima metà del 2022. Inoltre, Beyond Meat non ha mai realizzato un profitto. La sua perdita netta è passata da 12 milioni di dollari nel 2019 a 53 milioni di dollari nel 2020, per poi più che triplicare a 182 milioni di dollari nel 2021. Su base EBITDA (utili prima di interessi, tasse, svalutazioni e ammortamenti), la perdita netta si è ridotta da 25 milioni di dollari nel 2019 a 12 milioni di dollari nel 2020, ma è aumentata a 113 milioni di dollari nel 2021.

Liquidità agli sgoccioli

Un altro motivo per cui molti investitori temono per la sostenibilità di Beyond Meat è che le sue riserve di liquidità si stanno esaurendo. L’azienda ha chiuso il secondo trimestre del 2022 con appena 455 milioni di dollari di liquidità ed equivalenti, rispetto ai 733 milioni di dollari della fine del 2021.

Beyond Meat ha già raccolto circa 1 miliardo di dollari con un’offerta di debito convertibile lo scorso marzo, e queste obbligazioni rappresentano la maggior parte degli 1,16 miliardi di dollari di passività a lungo termine. Sebbene questi bond non producano interessi, Beyond Meat dovrà ripagare il capitale entro i prossimi tre anni e mezzo. Considerando la rapidità con cui l’azienda sta consumando la liquidità, è probabile che per ripagare queste obbligazioni dovrà accendere altri debiti a tassi sfavorevoli.

Insomma, numerosi sono i fattori che stanno potenzialmente allontanando gli investitori da Beyond Meat. Il fatto che oggi le azioni siano così ribassate rispetto a qualche anno fa e che siano inferiori al prezzo dell’IPO non deve tranne in inganno: i titoli sono scambiati ancora a quasi tre volte il fatturato di quest’anno, con un rapporto prezzo/vendite cghe sarebbe basso per un’azienda in crescita, ma è probabilmente troppo alto per un’azienda alle prese con un grave rallentamento e un crollo dei margini.

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