Investire nei beni rifugio con la guerra in Israele? Asset vincitori e asset sconfitti

Gli impatti sui mercati della guerra in Israele - BorsaInside

L’attacco terroristico di Hamas ad Israele e la successiva violenta offensiva di Gerusalemme contro la striscia di Gaza, hanno aperto un altro fronte di incertezza sui mercati globali. Questo evento ha scatenato una serie di differenti reazioni nei mercati finanziari, ma il suo impatto a lungo termine è ancora oggetto di dibattito tra gli esperti.

Le principali borse mondiali hanno risposto all’attacco di Hamas con una correzione moderata. Questo perché la regione coinvolta nel conflitto, in particolare Israele, ha una bassa rappresentanza negli indici finanziari globali. Ad esempio, Israele contribuisce solo con lo 0,19 per cento all’indice azionario mondiale MSCI World. Di conseguenza, i mercati azionari hanno subito una correzione di circa -0,5 per cento, un calo notevolmente inferiore rispetto a quanto spesso si verifica durante crisi geopolitiche di maggiore portata.

Viceversa ci sono state conseguenze molto marcate sul mercato delle materie prime. Il prezzo del petrolio, già in rialzo, ha registrato un’impennata a seguito dell’attacco, con un aumento del 3,9 per cento. Questo forte balza in avanti è stato alimentato dalla preoccupazione per l’approvvigionamento e la stabilità nella regione. Il Medio Oriente, infatti, è strategicamente fondamentale per il settore energetico. Parallelamente abbiamo assistito anche ad un rafforzamento del dollaro rispetto ad altre valute. Ciò ha creato ulteriori pressioni al rialzo sui prezzi del greggio. E, per finire, anche la quotazione oro ha registrato un aumento dell’1 per cento a causa della solita corsa ai beni rifugio che si verifica in fasi di incertezza.

Sul fronte monetario, i tassi di interesse a dieci anni sono leggermente aumentati a seguito dell’attacco. Nulla di eclatante visto che questa è una reazione più che normale quando si verificano eventi geopolitici inaspettati (gli investitori tendono infatti a cercare un rifugio sicuro nei titoli di stato e l’aumento della domanda impatta sui rendimenti, influenzando indirettamente i tassi di interesse a lungo termine).

Gli esperti di investimenti da Amundi, Edmond de Rothschild AM, Neuberger Berman e Swisscanto stanno attualmente esaminando le possibili conseguenze a lungo termine di questa crisi. Mentre l’impatto immediato sembra contenuto, rimangono preoccupazioni sullo sviluppo futuro della situazione. Con le incertezze geopolitiche in corso, diventa molto difficile capire le reazioni dei mercati nel lungo periodo.

Mai come in questo caso, però, diventa fondamentale analizzare prima gli sbocchi geopolitici della crisi per poi passare solo dopo ad una disamina delle conseguenze sui mercati. Questo per un motivo molto semplice: le seconde dipendono dalla prime ovvero ci potrebbe essere una certa evoluzione sui mercati nel caso in cui lo scontro militare dovesse evolversi in un certo modo e ce ne sarebbero altre se dovesse verificarsi un altro genere di situazione.

Guerra in Israele: le 3 possibili evoluzioni

In base a quella che è la situazione sul campo, le possibili evoluzioni dello scenario in Medio Oriente potrebbero essere tre, partendo dall’assunto che l’escalation militare in atto ha praticamente fatto saltare l’accordo tra Riad e Gerusalemme che doveva riconoscere Israele come Stato:

  • Lunga guerra casa per casa: dopo l’attacco terroristico di Hamas, la risposta israeliana fa pensare a uno scenario futuro simile a quanto accadde nel 2004 con la battaglia di Fallujah in Iraq, con sanguinosi combattimenti strada per strada. La resistenza a Gaza potrebbe essere molto lunga, soprattutto nel caso in cui i paesi vicini dovessero fornissero rinforzi. In un contesto simile sarebbero da monitorare numerosi rapporti: Israele e l’Iran, Arabia Saudita e Israele e per finire Stati Uniti e Arabia Saudita
  • Attacco massiccio di Israele: per adesso Benjamin Netanyahu, non ha annunciato l’invio di truppe a Gaza ma, stando alle indicazioni che arrivano dai servizi segreti, Israele starebbe pianificando qualcosa di grosso. Bloomberg riporta che i militari israeliani stanno costruendo una base vicino alla Striscia di Gaza per ospitare decine di migliaia di soldati, mentre colonne di carri armati israeliani si spostano verso la regione. Sono già 300.000 i riservisti mobilitati da Gerusalemme.
  • Il ruolo che assumeranno gli Stati Uniti: a livello internazionale, gli occhi sono puntati sugli Stati Uniti che sicuramente sposteranno la loro attenzione, per quello che riguarda gli aiuti militari, da Kiev e Gerusalemme. Una cosa è certa: se a causa della crescente tensione in Medio Oriente ci dovesse essere un ulteriore aumento del prezzo del petrolio (quindi altre pressioni sull’inflazione) a rimetterci sarebbe la presidenza Joe Biden anche perchè le elezioni in Usa sono molto vicine. L’atteggiamento degli Stati Uniti in questa crisi è fondamentale e potrebbe avere implicazioni significative su tutte le dinamiche in atto.

Impatto della guerra in Israele sulle asset-class

Tenendo conto dei possibili scenari che abbiamo tracciato nel precedente paragrafo, quali potrebbero essere le conseguenze sulle varie classi di attivi?

Tanto per iniziare è bene mettere in chiaro che l’impatto sulle borse (limitato) sarà il solo di breve termine. Su altre asset-class a partire dalle materie prime e dal forex, ci sarà un impatto di lungo termine. Gli investitori dovrebbero concentrare la loro attenzione proprio sulle classi di attivi dove è previsto un impatto di lungo termine.

Per comodità dividiamo il tutto in 3 blocchi:

Tensioni sul Petrolio

E’ un dato di fatto che con l’attacco di Hamas sia venuta meno la possibilità di una normalizzazione dei rapporti tra Arabia Saudita e Israele. Tutto questo potrebbe avere potenziali implicazioni per la produzione di petrolio e quindi gettare un’ombra di incertezza su tutto il settore energetico. In particolare ad essere condizioni potrebbero essere i piani sauditi sulla produzione petrolifera. Lo scenario più plausibile è che produttori possano essere spinti a prolungare i tagli esistenti per un periodo di tempo più lungo. Ciò avrebbe un impatto sulle scorte globali di petrolio che, inevitabilmente, si ridurrebbero. Ma il problema è che le scorte sono già a un livello relativamente basso.

Settore energetico

Inutile negare che la guerra in Israele sia destinata ad avere impatti diretti sul settore energetico globale. L’attenzione sarà tutta rivolta all’atteggiamento degli Stati Uniti nei confronti dell’Iran visto che la Repubblica islamica è da sempre un attore chiave nel mercato energetico mondiale. Prima dello scoppio della tensione, gli Usa avevano adottato una posizione più accomodante nei confronti dell’Iran, tanto che il paesi si era potuto avvicinare i livelli di produzione di petrolio precedenti al 2018. Tenendo però conto che l’Iran supporta Hamas, non è da escludere che gli Usa possano passare a una posizione più rigida. Ciò potrebbe impattare sulle forniture di petrolio iraniano generando ulteriori perplessità a livello globale.

In questo contesto, il settore energetico, con titoli azionari che sono convenienti sia in termini assoluti che in relazione al mercato, possono rappresentare un rifugio sicuro per gli investitori.

I settori vincenti e quelli perdenti

Come sempre avviene, ci saranno alcuni settori che trarranno beneficio dall’attuale conflitto mentre ce ne saranno altri che avranno un impatto negativo. Non è necessario essere dei grandi esperti per capire che materie prime, a partire dall’oro e dal petrolio, oppure le azioni del settore della difesa saranno quelli che avranno maggiori dalla situazione. Viceversa settori come l’aviazione, i viaggi e i consumi saranno i comparti che dovranno affrontare le maggiori difficoltà. E il solo riferimento al settore dei consumi, implica conseguenze lato inflazione.

Le analisi dei gestori sembra propendere per una view ottimistica: il conflitto dovrebbe restare localizzato. Se così dovesse essere le previsioni di inflazione non dovrebbero subire modifiche significative. Tuttavia, basta la sola incertezza per rendere più fosche le già difficili prospettive economiche globali.

E’ li che si vedranno i reali effetti della nuova tensione geopolitica.

Come investire con la guerra in Israele usando i CFD

Nei precedenti paragrafi abbiamo fatto riferimento alle classi di attivi più premiati e a quelle meno a causa dello scoppio della guerra in Israele. La domanda sorge spontanea: ci sono dei modi per investire sui mercati più performanti senza ricorrere a piattaforme diverse? La risposta è si: grazie al CFD trading, infatti, si può speculare su tante asset class diverse da un solo account.

I Contratti per Differenza, sono strumenti finanziari utilizzati nel trading che consentono agli investitori di trarre profitto dalle variazioni dei prezzi di asset finanziari, come azioni, indici, materie prime, valute e altro ancora, senza la necessità di possedere fisicamente l’asset sottostante.

Il trading di CFD è popolare tra i trader a breve termine e offre alcune caratteristiche distintive:

  • Speculazione sulle variazioni dei prezzi: Il trading di CFD si basa sulla speculazione sulle variazioni dei prezzi degli asset sottostanti. I trader cercano di prevedere se il prezzo dell’asset aumenterà o diminuirà e aprono posizioni di acquisto (long) o di vendita (short) in base alle loro previsioni.
  • Leva finanziaria: Una delle caratteristiche principali dei CFD è la possibilità di utilizzare la leva finanziaria. Questo consente ai trader di negoziare importi più elevati rispetto al capitale effettivamente investito. Tuttavia, la leva finanziaria aumenta sia i profitti che le perdite potenziali e può essere rischiosa se non utilizzata con attenzione.
  • Accesso a una variegata gamma di asset: I CFD coprono una vasta gamma di asset finanziari, tra cui azioni, indici, materie prime, criptovalute e valute. Ciò consente ai trader di diversificare il loro portafoglio senza la necessità di acquistare e detenere fisicamente gli asset.
  • Commissioni e spread: Il trading di CFD comporta spesso il pagamento di spread, che rappresentano la differenza tra il prezzo di acquisto (ask) e il prezzo di vendita (bid) di un CFD. Inoltre, alcuni broker applicano commissioni o tassi di finanziamento overnight per le posizioni mantenute aperte durante la notte.

Tra i migliori broker CFD per speculare sulla guerra in Israele ci sono:

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  • eToro: si tratta di un broker che permette di comprare azioni frazionate ma anche di investire al rialzo o al ribasso attraverso i CFD potendo contare sull’effetto indotto dalla leva finanziaria. Punto di forza di eToro è il copy trading grazie al quale si possono copiare le strategie dei traders più bravi. Per iniziare ad operare viene richiesto un deposito minimo di soli 50 dollari.

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