Kodak lancia la sua criptovaluta: gli analisti sono critici. Diventerà un boomerang?

Kodak ha suscitato grande interesse nell’industria fotografica (e non solo) quando un paio di settimane fa ha annunciato il lancio di una propria criptovaluta, KodakCoin, sviluppata utilizzando la tecnologia blockchain e una nuova piattaforma che dovrebbe aiutare i fotografi a vendere e a monitorare l’uso delle proprie foto. Nell’eccitazione iniziale, le azioni della compagnia sono quasi triplicate di valore, per poi lasciare spazio a un sentimento di incertezza. Ma come funziona la nuova creatura di Kodak? Ed è stata una buona idea?

Kodak descrive la piattaforma sul suo sito Web ricordando che “utilizza la tecnologia blockchain”, e che in questo modo “la piattaforma KODAKOne può fornire un web crawling continuo per monitorare e proteggere l’IP delle immagini registrate nel sistema KODAKOne. Quando viene rilevato l’uso non autorizzato di immagini, la piattaforma KODAKOne può gestire in modo efficiente il processo post-licensing per premiare i fotografi”.

Tra gli altri dettagli, è stato reso noto che la nuova iniziativa Blockchain è stata sviluppata con Wenn Digital, una società collegata ad un’agenzia fotografica, Wenn Media, che ha già provato a vendere la propria criptovaluta. Gli osservatori riferiscono invece come inizialmente l’uso della nuova piattaforma KodakCoin e KodakOne potrebbe essere limitato a un piccolo gruppo: l’acquisto di punti token è d’altronde, al momento, limitato solo agli investitori accreditati. Il che significa che, secondo le regole SEC, è necessario avere un valore di almeno 1 milione di dollari. Alcuni altri analisti evidenziano invece che diversi dettagli sulla valuta non sono chiari, e che una dichiarazione di non responsabilità sul sito Web KodakCoin.com rileva che gli investimenti in KodakCoin non saranno protetti ai sensi dello US Securities Act del 1933 e pertanto gli investitori non saranno protetti dal regolamento in vigore (ma, in vero, non è una sorpresa).

Insomma, se da una parte gli osservatori sostengono che possa trattarsi di una buona idea applicativa, dall’altra diversi stakeholders temono che Kodak stia semplicemente cavalcando un’ondata di entusiasmo, e si limiterà a concedere in licenza il proprio nome a una società relativamente piccola e non testata che gestirà l’offerta, senza che in realtà Kodak sia direttamente coinvolta nel suo collocamento.

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