Criptovalute: UE vuole regole sulle ICO dopo numeri shock sui fallimenti

Il 43% delle società che nel corso del 2017 hanno lanciato un’ICO (acronimo di Initial Coin Offering) è fallito nel giro di neppure un anno. E’ nascosta tutto dietro a questo numero, la posizione rigida in materia di ICO e quindi di criptovalute che l’Unione Europea ha allo studio. A svelare i possibili piani dell’Europa sulle ICO è stato il Commissario per i mercati finanziari dell’Unione Europea Valdis Dombrovskis che, a margine della riunione della Commissione Plenaria UE di Bruxelles ha dichiarato senza tanti giri di parole: “sulle criptovalute l’Unione Europea è pronta alla regolamentazione“.

Le parole di Dombrovskis sono subito rimbalzate su tutti i media e hanno accesso un forte dibattito tra gli stessi investitori e traders. Sui gruppi social dedicati alle criptovalute si discute sull’opportunità o meno un provvedimento di questo tipo. Si badi però a non fare confusione perchè la stretta minacciata da Dombrovskis riguarda solo indirettamente le criptovalute. L’Unione Europea, infatti, punta ad introdurre precise regole che vadano a contrastare la speculazione che spesso si nasconde dietro le ICO. E’ quel numero (43%) a fare decisamente paura. Perchè se alla percentuale di società lanciate con ICO nel 2017 che sono già fallite si unisce quella delle società che non navigano in buone acque ad un anno dalla rispettiva Initial Coin Offering si deduce che le società lanciate con ICO capaci di entrare in carreggiata sono una minoranza sul totale delle offerte. Cosa fare quindi per regolamentare le ICO e quindi indirettamente anche le criptovalute? Il commissario UE non ha rivelato quelle che concretamente sono le intenzioni di Bruxelles, anche perchè ad oggi non c’è nulla di concreto, ma si è limitato a fare un discorso con una valenza più generale. Nel suo intervento Vladimir Dombrovskis ha anzitutto messo in guardia contro i rischi e le insidie delle criptovalute oggi. Secondo il Commissario per i Mercati Finanziari dell’Unione Europea le ICO, per così sono concepite oggi, rappresentano una modalità “di raccolta di denaro presso il pubblico ad elevato rischio“. Questo tipo di offerte, infatti, si caratterizzano per la “totale assenza di trasparenza” dietro la quale, potenzialmente parlando, c’è nascosto di tutto. Proprio questa situazione di fondo ha determinato un così alto numero di fallimenti in appena un anno. 

Poichè però il mondo a cui fanno riferimento le ICO ossia internet, è globale e non può essere che tale, ha aggiunto il commissario “è importante che ci sia una risposta internazionale“. La preferenza verso una reazione di questo tipo non esclude però, ha concluso  Dombrovskis, che ci possa essere un intervento a livello UE. L’Europa in modo unilaterale è pronta ad attuare una regolamentazione delle ICO laddove, a livello internazionale, non si fosse intesa su come muoversi. 

In pratica l’ex premier della Lettonia, senza tanti giri di parole, ha anticipato che, sia nel caso di intervento globale che nel caso di azioni unilaterale UE, sarà comunque introdotta una regolamentazione sulle ICO. Il fatto che quelle di Dombrovskis non siano vuote promesse è supportato da due elementi. Il primo: da inizio febbraio l’Unione Europea ha lanciato l’Osservatorio e Forum permanente sulla tecnologia Blockchain e Bitcoin, che si muoverà all’interno della task force FinTech istituita nel 2016. Il secondo: Dombrovskis ha indicato nella fine del 2018/inizio 2019 il termine massimo entro il quale dovranno esserci dei risultati concreti sul fronte della regolamenazione delle ICO.

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