
XRP ha recentemente raggiunto un nuovo massimo storico, superando i 3,80 dollari, un traguardo che non toccava dal lontano 2018. La criptovaluta di casa Ripple, progettata per ottimizzare i trasferimenti internazionali tra istituzioni finanziarie, è tornata a far parlare di sé grazie a un mix di fattori regolatori, speculazioni di mercato e nuovi strumenti d’investimento.
Ma se da un lato i numeri sembrano suggerire un momento d’oro, dall’altro lo spettro del crollo del 2018 aleggia ancora: il rischio di una nuova inversione di tendenza non è affatto da escludere.
XRP: una soluzione concreta per i trasferimenti bancari globali
Il cuore del progetto Ripple è il Ripple Payments Network, un’infrastruttura pensata per consentire trasferimenti istantanei tra banche di diversi Paesi, senza bisogno di intermediari e a costi estremamente ridotti. In questo sistema, XRP funge da valuta ponte, consentendo alle banche di bypassare la conversione tra valute fiat. Il vantaggio? Transazioni concluse in pochi secondi e costi minimi, con commissioni pari a 0,00001 XRP, meno di un centesimo.
Ad esempio, una banca americana può inviare fondi a una banca giapponese tramite XRP, che viene poi convertito in yen una volta ricevuto. Questo elimina il bisogno di gestire direttamente i tassi di cambio USD/JPY, riducendo il rischio e i tempi.
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Il caso SEC: un contenzioso durato anni e la svolta del 2024
Dal 2020, XRP è rimasta imbrigliata in una lunga battaglia legale con la SEC (Securities and Exchange Commission), che accusava Ripple di aver venduto titoli finanziari senza autorizzazione. Il punto critico era la centralizzazione di XRP: a differenza di Bitcoin, XRP non è minato ma emesso direttamente da Ripple, che ne detiene oltre il 40% della fornitura totale.
Dopo anni di incertezza, nell’agosto 2024 è arrivata una sentenza chiave: XRP è considerato un titolo solo se venduto a investitori istituzionali, ma non se scambiato su exchange. La multa da 125 milioni di dollari è stata vista dagli investitori come un male minore, tanto più che l’elezione di Donald Trump ha portato a un cambio radicale di approccio normativo.
Il nuovo presidente della SEC, Paul Atkins, ha ritirato l’appello contro Ripple e ha iniziato a chiudere molte delle cause ancora aperte. La fase di incertezza sembra dunque avviarsi alla conclusione.
L’effetto ETF: il lancio di ProShares Ultra XRP infiamma il mercato
Il recente boom di XRP non si spiega solo con la fine dei problemi legali. A dare ulteriore spinta è stato il lancio del ProShares Ultra XRP ETF, un fondo a leva basato su contratti future. Sebbene non acquisti direttamente XRP, il suo debutto potrebbe spianare la strada all’approvazione di un ETF spot, esattamente come è avvenuto in passato con Bitcoin.
Un ETF spot su XRP significherebbe maggiore accesso per gli investitori istituzionali e retail, e quindi un aumento potenziale della domanda. Tuttavia, è bene tenere presente che l’ETF attuale è speculativo, e i movimenti di prezzo possono essere più violenti nel bene e nel male.
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Il precedente del 2018: boom, crollo e lezione non ancora imparata
Nel gennaio 2018, XRP toccò per la prima volta i 3,45 dollari, alimentato dalle voci di una possibile quotazione su Coinbase. Tuttavia, quando l’annuncio non arrivò, il prezzo crollò del 90% in pochi mesi. La bassa liquidità di allora e l’assenza di basi solide furono fatali.
Oggi la situazione sembra più stabile, ma i dubbi restano: Ripple Payments funziona anche senza XRP, dato che supporta anche valute fiat. In sostanza, le banche non sono obbligate a usare XRP per sfruttare i vantaggi del network.
Inoltre, a differenza di Bitcoin – considerato un bene rifugio per la sua natura decentralizzata e l’offerta limitata – XRP rimane legato a doppio filo alle sorti di Ripple, e questo può renderlo vulnerabile in caso di nuovi problemi aziendali o regolatori.
Un futuro brillante o una nuova bolla?
Dal nuovo massimo toccato a luglio, XRP ha già perso il 19%, segno che il mercato sta iniziando a prendere profitto o a dubitare della sostenibilità della corsa. I prossimi mesi saranno cruciali per capire se l’interesse istituzionale potrà consolidare il trend o se siamo di fronte a un altro rally speculativo destinato a svanire.
Per ora, XRP rimane sotto osservazione: l’euforia è palpabile, ma la prudenza è d’obbligo. Chi ricorda il 2018 sa bene quanto velocemente possano cambiare le maree nel mondo delle criptovalute.
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