Se non si prevede una salvaguardia all’interno della legge di bilancio 2020 o peggio ancora non verrà approvata prima che il governo cada, gli italiani andranno incontro all’aumento dell’IVA.

Ma quanto costerebbe questo aumento per le famiglie? Ad oggi si stima un aumento pari a 1.200 euro annui. Infatti l’aliquota del 22% potrebbe salire fino al 25% il prossimo anno e al 26,5% a partire dal 2021, mentre quella del 10% passerebbe immediatamente al 13%.

Tutto questo sta a significare un aumento senza precedenti dei beni al consumo, dai prodotti alimentari fino agli hobby e alle vacanze.

Gli Italiani devono dunque sperare che l’aumento dell’IVA venga scongiurato dalle clausole di salvaguardia. Purtroppo anche questa crisi di governo certamente non aiuta e rischia di alleggerire i portafogli degli italiani.

Ma cosa cambia concretamente? A quanto ammonta il prezzo da pagare derivante dallo strappo tra Lega e M5S?

Per comprendere tutto questo basta analizzare lo scontrino legato agli acquisti di beni che ogni giorno mettiamo nel nostro carrello della spesa. In breve per effetto dell’aumento dell’IVA, ovvero della tassa sui consumi si subirebbe un aumento dei costi a parità di beni.

Nello specifico, l’aumento dell’Iva riguarda tutti i beni di prima necessità e non; ad esempio salirebbe:

  • da 6,40 euro a 6,64 euro il prezzo di una confezione di caffè;
  • da 2,05 euro a 2,13 il prezzo per una bottiglia di Coca Cola;
  • da 3,29 euro a 3,38 euro il prezzo di un pacco di biscotti, ecc.

Un aumento dell’IVA nel 2020 potrebbe essere considerato come uno dei primi rischi legati alla possibile caduta del Governo e alle elezioni anticipate. Per tali, infatti, si ipotizza oggi una presunta data ricadente per il mese di fine Ottobre, max. primi di novembre.

Stando a queste prospettive, il nuovo esecutivo non riuscirebbe ad insediarsi in tempo utile per rispettare i termini utili per la presentazione della legge di bilancio 2020 la quale deve essere presentata alla Camera e al Senato e deve anche essere approvata. In breve, mancherebbero i tempi.

Oggi si parla anche di reperire i fondi che servono a non far aumentare l’IVA. Si parla della necessità di reperire 23 miliardi di euro al fine di evitare l’aumento delle aliquote IVA.

Vi è poi anche un altro rischio, quello derivante dall’aumento dei prezzi di beni e servizi. Ad oggi, infatti, ad un aumento dell’IVA si dovrebbe aggiungere un ulteriore incremento, quello delle accise sulla Benzina, considerata come una stangata finale.

Aumento IVA: di quanto aumentano cibo e vacanze?

Come detto in precedenza, se non si trovano 23,1 miliardi di euro entro la fine dell’anno, si assiste ad un aumento dell’aliquota IVA ordinaria. Questa infatti passerebbe dal 22 al 25,2%, mentre quella ridotta del 10 %, passerebbe al 13%.

Secondo quanto previsto dalle precedenti legislazioni, si passerebbe ad un ulteriore aumento per il 2021, dell’Iva per l’aliquota ordinaria, la quale arriverà a toccare il 26,5%.

Un aumento dei costi di questa portata potrebbe far tornare l’Italia in crisi e questa volta potrebbe anche non essere più in grado di far ripartire i consumi, almeno nel medio e breve termine. A ben vedere si tratterebbe di una scelta disastrosa che porterebbe gravi conseguenze per la classe media.

Aumento dell’Iva solo su alcuni beni è possibile?

Vi è poi un’ipotesi parziale, ovvero quella proposta dal Ministro dell’Economia Giovanni Tria, il quale prevede un aumento selettivo solo su alcuni beni e servizi.

Questa ipotesi oggi viene presa in esame solo in caso di nuove elezioni. Ad oggi, però, non siamo in grado di stabilire se verrà attuato questo piano o un piano di aumento generale dell’Iva. Allo stesso tempo, non possiamo fare delle prospettive in quanto non è ancora chiaro quale sarà il destino del Governo a seguito dello strappo all’interno della maggioranza.

Cosa succederebbe con l’aumento dell’IVA?

Per comprendere quello che potrebbe succede, basta analizzare alcuni beni potenzialmente interessati dall’aumento IVA previsto dal 2020 per capirne l’impatto. In breve, un aumento dell’aliquota bassa IVA (dal 10 al 13 per cento) colpirebbe le seguenti tipologie di spese:

  • carni;
  • pesce;
  • spezie;
  • cacao;
  • prodotti della pasticceria e biscotteria;
  • cioccolato;
  • salse;
  • condimenti composti;
  • preparati per zuppe e minestroni;
  • acqua minerale;
  • aceto;
  • legna da ardere in tondelli;
  • ceppi;
  • energia elettrica per uso domestico;
  • gas metano uso domestico (limitatamente al consumo dei primi 480 metri cubi annui);
  • prestazioni alberghiere;
  • ristrutturazioni edilizie;
  • acquisto o costruzione abitazione non di lusso (che non sia utilizzata come prima casa);
  • spettacoli teatrali, attività circensi;
  • somministrazione alimenti e bevande;
  • piante e fiori.

La lista invece aumenta se consideriamo l’aumento dell’Iva dall’attuale 22% al 25% o anche al 266.5%. in questo caso i prodotti che si andranno a colpire sono molti di più. tra questi abbiamo:

  • vino;
  • abbigliamento;
  • calzature;
  • riparazione di abbigliamento e calzature;
  • elettrodomestici;
  • mobili;
  • articoli di arredamento;
  • biancheria per la casa;
  • servizi domestici;
  • riparazione di mobili, elettrodomestici e biancheria;
  • detersivi;
  • pentole, posate e stoviglie;
  • tovaglioli e piatti di carte e contenitori di alluminio;
  • lavanderia e tintoria;
  • auto e mezzi di trasporto;
  • pezzi di ricambio, olio e lubrificanti;
  • manutenzioni e riparazioni;
  • giochi e giocattoli;
  • radio, televisori, hi-fi, video-registratori, etc.;
  • computer, macchine da scrivere e calcolatrici;
  • cancelleria;
  • prodotti per cura personale;
  • barbiere, parrucchiere, istituti di bellezza;
  • argenteria, gioielleria, bigiotteria e orologi;
  • borse, valige ed altri effetti personali;
  • onorari liberi professionisti.

Secondo una prima stima, l’aumento dell’Iva provocherebbe un aumento medio per famiglia compreso tra i 500 e i 1200 euro all’anno. Questa spesa ovviamente cambia e tiene conto dei consumi e della composizione del nucleo familiare.

A prescindere da tutto, oggi si parla di un vero e proprio salasso per tutte le famiglie, se si considera un mix di spese per cibo, vestiti, materiale scolastico, ecc. il tutto potrebbe arrivare a costare mediamente anche 1.200 euro in più a famiglia.

Ecco dunque che un aumento dell’IVA potrebbe avere delle ritorsioni sulle famiglie e sui consumi. E’ la CODACONS a sottolineare come le clausole di salvaguardia prevedono un aumento dell’IVA ordinaria passando al 26,5% nel 2021, con un ulteriore ritocco al rialzo rispetto alla già disastrosa situazione che si prospetta nel 2020.

Vi è poi un altro aspetto da considerare; accanto all’aumento dell’IVA ci sarebbe anche un aumento delle spese per accise, e quindi il conseguente aumento dei prezzi della benzina alla colonnina.

Di seguito possiamo riportare una proposta tabellare, stilata dalla CODACONS, inerente all’aumento dei prodotti per il biennio 2020-2021. Partendo dal presupposto che per ogni famiglia si spenderanno in più 1.200 euro, possiamo analizzare di seguito l’elenco degli aumenti inerenti a beni e servizi interessati dal rialzo delle aliquote IVA: 

BENI CON IVA AL 22%

Prezzo medio attuale

Prezzo medio con Iva 26,5%

caffè (2 pz x 250 gr)

6,40 euro

6,64 euro

birra (0,66 cl)

1,55 euro

1,61 euro

dentifricio

2,70 euro

2,80 euro

sapone liquido mani

1,80 euro

1,87 euro

Coca Cola (1,5 lt)

2,05 euro

2,13 euro

bagnoschiuma

2,30 euro

2,39 euro

spazzolino da denti

2,80 euro

2,90 euro

scarpe da ginnastica

100 euro

103,7 euro

lavanderia pantalone

4,00 euro

4,15 euro

Parrucchiere (messa in piega)

16 euro

16,6 euro

Parrucchiere (taglio donna)

20 euro

20,7 euro

Jeans uomo (di marca)

126 euro

130,7 euro

Auto media cilindrata

16.775 euro

17.394 euro

Auto Suv alta gamma

61.000 euro

63.250 euro

Tablet

299 euro

310 euro

Smartphone

799 euro

828 euro

BENI CON IVA AL 10%

Prezzo medio attuale

Prezzo medio con Iva 13%

caffè al bar

0,90 euro

0,93 euro

biscotti frollini (1 kg)

3,29 euro

3,38 euro

tramezzino

2,30 euro

2,37 euro

pizza Margherita

6,85 euro

7,04 euro

cappuccino

1,20 euro

1,23 euro

Yogurt (2 pz)

1,55 euro

1,60 euro

Uova (conf. Da 6)

1,25 euro

1,28 euro

bolletta gas

1.096 euro

1.126 euro

bolletta luce

552 euro

567 euro

biglietto cinema

8,50 euro

8,73 euro

Aumento IVA: prospettiva di crescita dell’Italia inferiori a quella della Grecia

Infine, per concludere, possiamo passare al setaccio le previsione di un aumento dell’IVA e quelle che sono le ripercussioni sulla crescita economica dell’Italia.

Se questo si venisse a verificare, l’Italia (già nota per l’elevata pressione fiscale), conquisterebbe un ulteriore podio in n termini di disservizi e di pressione fiscale. In pratica, l’Italia potrebbe divenire il primo paese al mondo con l’aliquota IVA ordinaria più alta superando anche la Grecia.

Questo lo afferma anche la CGIA di Mestre che stila una classifica dei Paesi dell’Area Euro in base al valore delle aliquote IVA.

Rank

Nazioni

Aliquota super ridotta (%)

Aliquota ridotta (%)

Aliquota ordinaria (%)

1

Grecia

6 e 13

24

2

Finlandia

10 e 14

24

3

Irlanda

4,8

9 e 13,5

23

4

Portogallo

6 e 13

23

5

Italia

4

5 e 10

22

6

Slovenia

9,5

22

7

Belgio

6 e 12

21

8

Spagna

4

10

21

9

Lettonia

12

21

10

Lituania

5 e 9

21

11

Paesi Bassi

6

21

12

Estonia

9

20

13

Francia

2,1

5,5 e 10

20

14

Austria

10 e 13

20

15

Slovacchia

10

20

16

Germania

7

19

17

Cipro

5 e 9

19

18

Malta

5 e 7

18

19

Lussemburgo

3

8

17

La conseguenza immediata?

Non solo il primato come Paese più tartassato dell’Unione, ma anche il primato per il calo dei consumi poiché l’aumento dell’IVA porterebbe anche a questo, se non anche a blocco dello sviluppo economico con un aumento del fenomeno evasione fiscale.

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