Regime Forfettario 2020: come cambiano requisti e limiti partite IVA Forfettarie

Il governo punta a cambiare limiti e requisiti del regime forfettario. Le partite IVA forfettarie 2020 saranno quindi tenute a regole diverse rispetto a quella applicate nel 2019. Come già trapelato nei giorni scorsi, l’esecutivo punta a limitare la possibilità di abusi da parte dei titolari di partite IVA forfettarie.

Rispetto, però, a quanto trapelato nei giorni scorsi, l’esecutivo non darà vita a un giro di vite vero e proprio con un ritorno al passato, ossia al regime analitico. Contrariamente a quanto si era detto nelle scorse settimane, l’obiettivo sarà esclusivamente quello di introdurre semplici correttivi lasciando inalterata la struttura del regime forfettario. In poche parole il limite dei ricavi a 65mila euro resta inalterato e anche l’aliquota al 15 per cento resta invariata.

Chiarito questo aspetto, quali saranno le principali novità del regime forfettario 2020? Ci sarà l’obbligo di fattura elettronica per le partite IVA forfettarie? Sarà sempre applicato il forfait oppure sarà necessario tornare alla vecchia sottrazione tra costi e ricavi? Prima di rispondere a tutte queste domande sono d’obbligo due precisazioni.

La prima: quelle di cui andremo a parlare in questo post sono semplici indiscrezioni. Nelle scorse settimane si era detto tutto e il contrario di tutto su come sarebbe cambiato il regime forfettario nel 2020. Addirittura alcuni media si era spinti a parlare di cancellazione del regime forfettario e ritorno al vecchio regime dei minimi. La realtà, come dimostrato dalle ultime notizie, è meno traumatica rispetto a quanto alcuni toni allarmistici avevano fatto intendere.

La seconda: nonostante manchino ancora alcune settimane all’ufficializzazione delle nuove regole per le partite IVA forfettarie, è possibile già indicare quella che sarà la linea guida del governo. L’esecutivo punta ad una distinzione in due blocchi: fino a 30mila euro verranno applicate pari pari le regole del regime forfettario attuale, mentre da 30mila euro a 65mila euro saranno introdotti dei correttivi pur lasciando inalterata la natura forfettaria del regime contributivo.

Partite IVA forfettario 2020: novità

Nell’ambito dello sdoppiamento del regime forfettario, il governo punta ad introdurre una regola ben precisa sulla fatturazione elettronica. La fattura elettronica sarà obbligatoria sopra i 65000 euro e facoltativa tra i 30000 e i 65000 euro. Quindi, per quello che riguarda la fatturazione elettronica non sono previste novità.

Cambiamenti ci dovrebbero invece essere per quello che riguarda alcuni limiti. Per le Partite IVA è previsto il ritorno dei seguenti scogli: 20mila euro per i compensi ai dipendenti e i beni strumentali e 30mila euro per i redditi da lavoro dipendente o da pensione. In pratica chi usa il regime forfettario in affiancamento ad un contratto di lavoro dipendente o ad una pensione non potrà restare in questa fattispecie se guadagna oltre 30mila euro.

Le regole attuali del regime forfettario, ossia l’applicazione del forfait, dovrebbero restare inalterate fino a 30000 euro. Da 30mila euro a 65mila euro, il contribuente può scegliere se passare ad un modello analitico (differenza tra ricavi e costi) oppure restare con la regola del forfait. In entrambi i casi, comunque, l’aliquota applicata resta quella attuale del 15 per cento.

Le partite IVA forfettarie che hanno ricavi tra 30mila euro e 65mila euro sono tenute ad aderire alla fatturazione elettronica. Nel caso in qui questi forfettari decidano di non aderire alla fatturazione elettronica,
alla fine dell’anno saranno tenuti a decidere se aderire al regime dei minimi o se invece passare al regime IVA ordinario.

La questione della fatturazione elettronica rischia di trasformarsi in un boomerang. Non è un mistero che le grandi imprese preferiscono fare affari con le piccole partite IVA che emettono fattura elettronica. Questo significa che i forfettari che hanno un reddito di meno di 30mila euro, finirebbero con il trovarsi in una posizione di svantaggio rispetto alle partite IVA forfettarie che hanno ricavi tra i 30mila euro e i 65mila euro.

Insomma il solito casino all’Italia dove per non scontentare nessuno, si scontentano tutti.

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