Pensioni 2020-2021, a confronto il Piano pensioni anticipate del Governo e dei sindacati

Il tavolo di confronto tra Governo e sindacati sulla riforma delle pensioni deve ancora essere convocato, e nell’attesa iniziano ad arrivare le prime ipotesi di una riforma che possa sostituire la Legge Fornero una volta che Quota 100 si esaurirà, cosa che avverrà nel 2021.

Il Piano del Governo sulle pensioni anticipate

Il piano del Governo per il sistema pensionistico italiano è quello di permettere di andare in pensione a 64 anni con 36-38 anni di contributi alle spalle, con il calcolo della pensione che si basa per tutti su un sistema contributivo.

Questa soluzione sembra non scontentare nessuno in particolare tra le forze politiche che compongono la maggioranza, ed anche gli esperti di previdenza sociale si sono mostrati abbastanza possibilisti. Secondo loro infatti questo piano pensioni non implicherebbe costi particolarmente elvati, che si stimano invece nell’ordine dei 2,5 miliardi di euro l’anno.

Non solo, perché una volta avviato questo sistema, sempre secondo gli esperti di previdenza, lo Stato arriverebbe a risparmiare qualcosa come 11 miliardi di euro entro il 2028.

Secondo Tommaso Nannicini, esperto di previdenza, il piano per far andare in pensione a 64 anni di età è condivisibile, ma prospetta un minimo contributivo di 20 anni, con ricalcolo contributivo della pensione finale per tutti. Diversa invece la posizione del presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, che prospetta un sistema che permette di andare in pensione ad età diverse a seconda della tipologia di lavoro svolto.

Tridico sottolinea infatti che l’attuale sistema che prevede un’età di pensionamento uguale per tutti deve essere superato perché i mestieri non sono tutti uguali, e di conseguenza rispettare lo stesso requisito di uscita per alcuni non è possibile.

In prima analisi, secondo il presidente dell’Inps, è necessario tener conto di quanto un lavoro sia usurante. Ed oltre a forme agevolate per chi svolge i lavori usuranti, andrebbero applicati degli sconti per le donne e per i lavoratori precoci, per i quali di recente si è tornato a parlare della possibilità di introdurre Quota 41.

Tuttavia non ci sono ancora proposte ufficiali, né per quel che riguarda il pensionamento anticipato delle donne, né per quello per precoci o lavori usuranti. Inoltre il sistema previsto da opzione donna, con ogni probabilità, non sarà prorogato nel 2021.

Il piano dei sindacati sulle pensioni anticipate

Vediamo ora qual è il piano per le pensioni anticipate che intendono mettere sul tavolo i sindacati. Abbiamo detto che l’attuale Governo presieduto da Giuseppe Conte sembra essere d’accordo sul superare la Legge Fornero andando oltre Quota 100. L’età pensionabile verrebbe spostata da 62 a 64 anni, con 36-38 anni di contributi e il ricalcolo contributivo per tutti.

I sindacati però sono su posizioni totalmente diverse. Da Cgil, Cisl e Uil arriva un No unanime, e perviene invece una controproposta. Il piano pensioni anticipate dei sindacati prevede la possibilità di andare in pensione a 62 anni di età con 20 anni di contributi e il calcolo della pensione finale pro rata, oppure di andare in pensione con 41 anni di contributi a prescindere dal requisito anagrafico.

Nel piano pensioni dei sindacati rientrano poi misure ad hoc per le seguenti categorie di persone:

  • lavoratori gravosi
  • donne con figli o che assistono familiari
  • giovani con carriere lavorative discontinue

Nel piano dei sindacati è prevista come anticipato l’estensione di quota 41 per tutti, senza vincolo di età, favorendo in questo modo i lavoratori precoci.

I sindacati stanno attendendo quindi la convocazione del tavolo sulla previdenza da parte del Governo, e qualora il tavolo venisse convocato ma non si riuscisse a trovare un punto di incontro, i sindacati sono pronti a scendere sul piede di guerra con la mobilitazione permanente.

Secondo il segretario confederale della Cgil, Roberto Ghiselli, sarebbe anche necessario rivedere il sistema di adeguamento all’aspettativa di vita e il coefficiente di trasformazione che di fatto trasforma appunto i contributi versati in pensione.

Il piano dei sindacati prevede quindi, a fronte della possibilità per tutti di andare in pensione raggiunti i 41 anni di contributi o i 62 anni di età e i 20 anni di contributi, con sconti per donne, lavoratori gravosi e giovani, la cancellazione di misure come Ape social e Opzione donna.

Il segretario confederale della Uil, Domenico Proietti, ha anche sottolineato l’importanza di separare previdenza da assistenza, operazione che dimostrerebbe l’assoluta sostenibilità del sistema italiano puramente previdenziale, a differenza di quanto si è generalmente portati a pensare.

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