Riforma pensioni: nel Pnrr le basi per estendere Quota 41 a nuove categorie di lavoratori

Il presidente del Consiglio Mario Draghi ha riscritto il Pnrr in un documento di 318 pagine nelle quali troviamo il progetto del governo per la ripartenza dell’Italia. Tra i vari punti salienti del Piano dell’esecutivo guidato dall’ex presidente della Bce troviamo inevitabilmente anche il nodo pensioni, tasto dolente per tutti coloro che non riusciranno ad andare in pensione con Quota 100.

Il Pnrr (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) del governo Draghi si snoda su 4 riforme e 6 obiettivi, per il raggiungimento dei quali sono stati stanziati in tutto 221,5 mliardi di euro che arrivano dall’Ue attraverso il Recovery Fund, e altri 30 miliardi ottenuti con lo scostamento di bilancio.

Cosa prevede il Pnrr nell’ambito della riforma delle pensioni?

Sappiamo, e a tal proposito troviamo conferma appunto nel Pnrr, che la possibilità di andare in pensione con Quota 100 scade il 31 dicembre 2021. A partire dal 1° gennaio 2022 quei lavoratori che non avevano ancora raggiunto i requisiti previsti dalla norma per il pensionamento anticipato introdotta dal primo governo Conte, dovranno affrontare il tanto temuto ‘gradone’.

Per andare in pensione con Quota 100, come sappiamo, occorre aver raggiunto un’età anagrafica di almeno 62 anni ed aver accumulato almeno 38 anni di contributi entro il 31 dicembre 2021. Chi non riesce a raggiungere i requisiti previsti dalla norma provvisoria per il pensionamento anticipato entro la fine dell’anno si trova invece a dover attendere altri 5 anni anche per un solo giorno di ritardo.

Una realtà sicuramente amara per tutti coloro che si trovano in questa spiacevole situazione, ma il Pnrr sembra essere molto chiaro almeno si questo punto: Quota 100 finisce ufficialmente il 31 dicembre 2021 e non è prevista alcuna proroga.

Chi non può andare in pensione con Quota 100 si trova quindi due possibili scelte: una è quella di andare in pensione a 67 anni di età, il che significa che se i 62 anni previsti da Quota 100 vengono raggiunti a gennaio 2022, si dovrà attendere almeno il 2027 per andare in pensione, più altri 9 mesi come previsto dalla Legge Fornero.

L’altra possibilità è quella di raggiungere il requisito contributivo di 42 anni e 10 mesi per gli uomini, o 41 anni e 10 mesi per le donne. In questo caso, chi ha maturato i 38 anni di contributi a gennaio 2022 si trova a dover attendere la fine del 2026 se è uomo o la fine del 2025 se è donna, e anche qui l’attesa si allunga non poco.

Come andare in pensione con Quota 41

Si fa avanti quindi l’ipotesi di Quota 41, un meccanismo che dovrebbe permettere almeno ad alcune categorie di lavoratori di andare in pensione con un certo anticipo rispetto a quanto previsto dalla Legge Fornero.

La possibilità di andare in pensione con Quota 41, per come è attualmente, è riservata ai cosiddetti lavoratori precoci, vale a dire a coloro che possono vantare almeno 12 mesi di lavoro prima del compimento dei 19 anni di età, ed ha maturato almeno 41 anni di contributi entro il 31 dicembre 2026.

Possono usufruire di Quota 41 alcune specifiche categorie di lavoratori, tra i quali troviamo quei lavoratori che si trovano in stato di disoccupazione a causa di licenziamento, anche collettivo, o licenziamento per giusta causa.

A poter usufruire di Quota 41 troviamo anche i cosiddetti Caregivers, che devono però soddisfare alcuni specifici requisiti legati all’impiego svolto. Devono trovarsi nella condizione di assistere da almeno sei mesi il coniuge, la persona in unione civile o un parente di primo grado convivente con handicap in situazione di gravità ai sensi dell’articolo 3, comma 3, della legge 5 febbraio 1992, n. 104. 

Tra le categorie di lavoratori che possono andare in pensione con Quota 41 troviamo anche coloro che sono in possesso di una certificazione rilasciata dalle commissioni medico legali dell’Ausl che riconoscano l’invalidità civile di grado pari o superiore al 74%.

Infine tra i beneficiari di Quota 41 troviamo coloro che svolgono le cosiddette mansioni usuranti tra le quali rientrano anche i lavori notturni, la conduzione di veicoli a capienza complessiva non inferiore a 9 posti adibiti al trasporto collettivo e i lavori in catena di montaggio.

Con il Pnrr si progetta di estendere Quota 41 ad una platea più estesa come ha confermato lo stesso sottosegretario al Mef Claudio Durigon, il quale ha dichiarato: “Quota 100 non è più sufficiente. Occorre andare oltre e puntare a Quota 41. La pandemia ha cambiato tutti i parametri ed è ora di fornire alle aziende uno strumento valido per salvaguardare il mercato del lavoro, sia in entrata che in uscita”.

Chi può andare in pensione prima anche dopo la scadenza di Quota 100?

Coloro che non hanno raggiunto i requisiti previsti da Quota 100 entro il 31 dicembre 2021 non possono servirsi di questa misura provvisoria per andare in pensione prima, ma alcuni di loro avranno un’alternativa.

Stiamo parlando della possibilità di usare l’isopensione, vale a dire quello scivolo che inizialmente era stato fissato a 4 anni e che è stato successivamente portato a 7 anni, per andare in pensione anticipata.

Grazie a questo cosiddetto scivolo per andare in pensione prima è possibile uscire dal mondo del lavoro in anticipo rispetto a quanto previsto dalla legge Fornero, seppur in ritardo rispetto a quanto previsto da Quota 100.

Ma quali sono le categorie di lavoratori che possono beneficiare dell’Isopensione? Sono quelli che raggiungono i 60/61 anni di età nel triennio 2021-2023 nel caso in cui si intenda accedere alla pensione di vecchiaia, oppure i lavoratori che nello stesso triennio hanno raggiunto i 35/36 anni di contributi nel caso in cui si voglia accedere alla pensione anticipata.

Possono beneficiare dell’Isopensione coloro che oltre ad essere in possesso dei suddetti requisiti risultano avere anche tutte le carte in regola per quel che riguarda alcuni specifici paletti che vanno dalla tipologia di rapporto di lavoro fino alla presenza di un accordo sindacale. 

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