Quanto costa un conto corrente bancario? Ecco un’analisi della tassazione e quali sono le imposte da pagare

Tutti coloro che sono titolari di un conto corrente bancario sono tenuti a sostenere alcuni costi fissi dovuti a tasse e imposte. Ma quanto costa quindi un conto corrente a fronte di tutte queste spese? Per venirne a capo si deve tener conto di cinque aspetti in particolare che vedremo uno per uno.

Non dimentichiamo comunque che come in altri ambiti, anche nel caso delle spese da sostenere per mantenere il conto corrente sono previste in alcuni casi specifici delle esenzioni. Detto questo, iniziamo subito con un’analisi dei costi per mantenere un conto corrente, e cerchiamo di capire quanto si deve pagare come imposta di bollo.

L’imposta di bollo è un costo fisso

In primo luogo ricordiamo che i titolari di un conto corrente sono tenuti al pagamento dell’imposta di bollo. Si tratta di una somma di denaro il cui importo è fisso, che deve essere versata per il solo fatto di essere intestatario di un conto corrente bancario. La somma da versare in questo caso si attesta attualmente sui 34,20 euro per le persone fisiche, ed arriva a 100 euro nel caso delle persone giuridiche.

L’imposta di bollo può essere pagata in unica soluzione, ma non è detto che sia questa la modalità prescelta dai correntisti, una parte dei quali preferisce il pagamento su base mensile oppure su base trimestrale.

In ogni caso, come accennato in apertura, esistono alcuni casi in cui il correntista può beneficiare di esenzioni. In particolare ne hanno diritto le persone fisiche il cui conto corrente abbia un saldo medio annuale che non supera i 5.000 euro.

Ma per quel che riguarda l’imposta di bollo non è ancora tutto. Esiste infatti un’imposta di bollo sul dossier o deposito titoli e non si deve dimenticare che tutti gli strumenti finanziari sono soggetti ad essere tassati.

Se parliamo del dossier, dobbiamo ricordare che l’imposta di bollo è proporzionale al controvalore di mercati dei ditoli in possesso del correntista. A partire dal 2014 l’intestatario del conto corrente deve versare lo 0,20% senza che sia stato fissato un importo minimo.

In alcuni casi non si paga l’imposta di bollo

Una buona notizia, ma per chi? L’imposta di bollo in alcuni casi non deve essere pagata, ma non tutte le banche sposano questa politica. Alcuni istituti di credito hanno deciso di rendere gratuita l’imposta di bollo, nel senso che è la stessa banca a farsi carico del pagamento per conto del titolare del conto corrente.

Ma quando è che la banca decide di pagare l’imposta di bollo per conto del proprio correntista? In genere la scelta deriva dalla sottoscrizione di un conto corrente online al posto di uno aperto presso uno sportello fisico. In questo caso infatti la banca ha modo di ridurre drasticamente i costi di gestione del conto corrente, e per incentivare il cliente ad aprire un conto virtuale è disposta a farsi carico del pagamento dell’imposta di bollo.

Il conto corrente online permette all’istituto di credito di ridurre le spese di gestione grazie al fatto che il cliente è in grado di eseguire la stragrande maggioranza delle operazioni personalmente visitando il sito web della banca e quindi entrando nel proprio conto online utilizzando le credenziali di accesso.

Nel caso di un conto corrente online, non solo il titolare del conto non è tenuto di solito a pagare l’imposta di bollo, ma ci sono anche altre agevolazioni che lo rendono più conveniente. I conti correnti online in genere hanno un canone a zero spese, e sono privi dei tradizionali costi legati alle principali operazioni bancarie ad esempio costi di bonifico e di prelievo.

Alcuni conti correnti hanno tassi negativi

A partire dal 2020, con l’arrivo del Coronavirus e quindi con l’adozione del primo lockdown e di una politica di chiusure che ha drasticamente penalizzato l’intera economia italiana ed europea, molte cose sono cambiate anche per quel che riguarda i conti correnti ed in particolare i costi che i titolari devono sostenere.

La crisi economica globale causata dalla politica di chiusure che i Paesi occidentali hanno adottato ha indotto le banche centrali, ed in particolare ci riferiamo nel nostro caso alla Banca Centra Europea, ad adottare una politica economica fortemente espansiva.

Questo a sua volta ha provocato dirette conseguenze sulle politiche degli istituti di credito, molti dei quali hanno deciso di introdurre dei tassi di interesse negativi sui conti correnti. In questo modo sarebbe stato possibile favorire una maggiore circolazione del denaro ed un maggior ricorso ai prestiti.

Non solo, grazie ai tassi di interesse negativi le banche hanno potuto evitare di correre il rischio di andare in perdita a causa del fatto che i correntisti depositano ingenti somme di denaro che però restano ferme e inutilizzate vista la situazione di costante attendismo.

Da una recente indagine di Bankitalia Spa è emerso che nel 2020 il costo per il mantenimento di un conto corrente è aumentato di 88,5 euro rispetto al 2019, un importo che fa riferimento soprattutto alle spese fisse, cioè al canone annuo, al costo dei prelievi presso gli sportalli bancomat, al costo dei bonifici ecc… Parliamo comunque di costi che si possono azzerare semplicemente aprendo un conto corrente online invece di un conto corrente presso una filiale fisica.

I conti correnti con oltre 100.000 euro di deposito non convengono

Non solo non convengono, ma rischiano anche la chiusura. Infatti i conti correnti sui quali sono depositate somme che superano i 100.000 euro rappresentano un costo molto grande per gli istituti di credito, e per questa ragione molte banche hanno deciso di correre ai ripari.

Possiamo fare l’esempio di Fineco, che ha deciso di chiudere definitivamente tutti i conti correnti con somme depositate che superavano la soglia dei 100.000 euro. Altre banche invece hanno deciso di valutare approcci diversi, come nel caso di Unicredit, che ha introdotto delle commissioni dello 0,5% sulle giacenze che superano i 100.000 euro.

In entrambi i casi è piuttosto evidente che avere sul conto corrente oltre 100.000 euro non conviene. Non è conveniente prima di tutto per l’istituto di credito e, di conseguenza, diventa tutt’altro che conveniente anche per il titolare del conto.

A correre ai ripari per evitare conti correnti con oltre 100.000 euro depositati troviamo anche la Banca Popolare dell’Emilia Romagna, che ha previsto una Commissione di Liquidità Rilevante (CLR) che deve essere pagata da tutti i nuovi clienti che abbiano un deposito di oltre 100.000 euro sul proprio conto corrente.

Infine troviamo anche BNL, che ha deciso di addebitare una somma fino a 1.000 euro sulle giacenze medie che nell’arco di tempo di un trimestre oltrepassano la soglia di 1 milione di euro.

Il rischio della tassa patrimoniale con prelievo forzoso dal conto corrente

Del rischio che venga introdotta una tassa patrimoniale con la quale il governo va a mettere le mani direttamente nei conti correnti dei cittadini in realtà è tutt’altro che tangibile ora come ora, tuttavia se ne è parlato spesso, specie in seguito al primo lockdown e alla conseguente improvvisa crisi economica globale.

Chiaramente a correre il rischio di un prelievo forzoso sul conto corrente da parte dello Stato sarebbero eventualmente solo quei risparmiatori che sul suddetto conto hanno depositato somme considerevoli. Il piccolo risparmiatore che ha sul conto corrente poche decine di migliaia di euro probabilmente non ha nulla da temere in tal senso.

Lo Stato si “prenderebbe il disturbo” di mettere le mani in tasca o meglio nei conti correnti, solo nel caso di giacenze molto alte. Purtroppo ci sono già dei precedenti nel nostro Paese, e questo non aiuta certo a dormire sonni tranquilli.

Attualmente quello di cui si parla è la possibilità che venga introdotta una nuova tassa patrimoniale sui conti correnti che potrebbe prevedere solo l’abolizione dell’IMU e dell’imposta di bollo sui conti correnti da una parte, e dall’altra avremmo l’introduzione di un’imposta variabile sui patrimoni di una certa entità basata su delle aliquote progressive che stando a quanto riportato da Qui Finanza dovrebbero corrispondere alle seguenti:

  • Aliquota allo 0,2% per conti correnti con somme depositate comprese tra i 500.000 euro e 1 milione
  • Aliquota allo 0,5% per conti correnti con somme depositate comprese tra 1 e 5 milioni di euro
  • Aliquota all’1% per conti correnti con somme depositate comprese tra 5 e 50 milioni di euro
  • Aliquota al 2% per conti correnti con somme depositate superiori a 50 milioni di euro
  • Aliquota al 3% una tantum per conti correnti con somme depositate che superano 1 miliardo di euro. In questo caso il pagamento sarebbe previsto solo per il 2021.

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