Pensione anticipata a 57 anni, il governo Draghi non esclude la possibilità. Ecco a chi spetterebbe

In questi giorni il governo presieduto dall’ex presidente della Banca Centrale Europea sta lavorando anche al nodo pensioni in vista dell’ormai imminente scadenza della misura sperimentale di Quota 100 confermata per fine 2021.

Dalla Cabina di Regia del governo intanto avanzano una proposta per il pensionamento anticipato a 57 anni, e almeno per il momento sembra che Mario Draghi non abbia espresso parere contrario. In questo caso, stando ai dettagli trapelati finora, sarebbe resa possibile l’uscita dal mondo del lavoro a 57 anni di età e non solo per le persone che beneficiano della Legge 104.

Per poter andare in pensione a 57 anni si dovranno comunque soddisfare determinati requisiti dei quali però si sa ancora poco. Sappiamo però che potranno fruire dell’indennità pensionistica già al compimento del requisito anagrafico dei 57 anni alcune specifiche categorie di lavoratori tra cui i caregiver.

Ma far parte di questa categoria non basta, è infatti necessario che si stia prestando assistenza ad un famigliare portatore di grave handicap opportunamente certificato che risulta pertanto beneficiario della Legge 104.

Quella appena descritta tuttavia non è l’unica possibilità per andare in pensione anticipatamente rispetto ai 67 anni previsti dalla Legge Fornero alla quale inevitabilmente si tornerà se l’attuale esecutivo non metterà in campo la tanto attesa riforma del sistema pensionistico. Vediamo quindi in quali altri modi è possibile andare in pensione in anticipo e a che età.

Chi può andare in pensione a 57 anni?

Vi è molta attenzione da parte dell’opinione pubblica sul tema della riforma delle pensioni, ma soprattutto vi è una certa apprensione in quanto non è ancora ben chiaro quale sia la linea del governo guidato da Mario Draghi.

Da una parte il governo si trova a rispondere alle richieste di milioni di cittadini che con Quota 100 avrebbero potuto uscire dal mondo del lavoro con un certo anticipo e si vedono sfumare tale possibilità con lo scadere della misura sperimentale voluta dalla Lega. Dall’altra si oppone la questione dei conti pubblici, ai quali si è ampiamente attinto per erogare gli aiuti nell’ambito dell’emergenza Covid.

La possibilità di andare in pensione con 62 anni di età e 38 anni di contributi svanirà con la fine del 2021, dopodiché chi avrà perso l’occasione anche solo per pochi giorni si troverà costretto ad aspettare altri 5 anni per potersi pensionare. Ed è proprio questo il tanto temuto scalone di cui in più occasioni si continua a parlare.

Ed è anche per attenuare questo enorme gap che il governo Draghi sta valutando nuove formule in grado di consentire ai cittadini di avere delle alternative al pensionamento a 67 anni. Ma quali strade si aprono per un eventuale pensionamento anticipato? Di notizie ufficiali da parte dell’esecutivo ne arrivano ben poche, ma qualche proposta sul tavolo del governo è già approdata.

Una di queste proposte prevede il pensionamento a 57 anni di età, ma non per tutti come nel caso di Quota 100, bensì per quei lavoratori che sono rimasti senza impiego da almeno due anni.

Questo tuttavia non è l’unico requisito previsto per andare in pensione a 57 anni. È richiesto anche un requisito contributivo, con almeno 5 anni di versamenti, al quale si aggiunge la sottoscrizione di un apposito fondo pensione.

In questo modo il contribuente potrà accedere alla Rendita Integrativa Temporanea Anticipata (RITA) che prevede il pensionamento a 57 anni di età e 20 anni di contributi.

Per i dipendenti del settore privato esiste anche la possibilità di uscire in anticipo dal mondo del lavoro se portatori di un’invalidità dell’80% opportunamente certificata. In questo caso si potrà andare in pensione già al raggiungimento dei 56 anni di età.

Come andare in pensione con 42 anni e 10 mesi di contributi

Una delle possibilità a disposizione dei lavoratori per andare in pensione prima dei 67 anni previsti dalla legge Fornero è il pensionamento con 42 anni e 10 mesi di contributi senza requisito anagrafico.

In questo caso si scende addirittura a 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne, ma in entrambi l’età anagrafica del lavoratore raramente sarà di 57 anni, visto che per aver raggiunto i 41/42 anni di contributi a 57 anni si deve aver iniziato a lavorare già intorno ai 14/15 anni, il che può accadere ma si tratta di casi più unici che rari.

In questi casi quindi non occorre aver conseguito alcun requisito anagrafico, ma è sufficiente aver raggiunto il requisito contributivo. Una possibilità che stando a quanto riportato in questi giorni da alcuni media, il governo Draghi non intende eliminare.

“Si potrà continuare ad andare in pensione con 42 anni e 10 mesi di anzianità contributiva (41 anni e 10 mesi per le donne) che non saranno adeguati alla aspettativa di vita fino al 2026, indipendentemente dall’età anagrafica” si legge infatti su Il Corriere.

Stiamo parlando quindi delle cosiddette pensioni anticipate che permettono di uscire dal mondo del lavoro tra i 60 ed i 66 anni di età, quindi con un certo anticipo rispetto ai 67 previsti dalla Legge Fornero.

Il pensionamento anticipato con l’APE Sociale

Alcuni lavoratori hanno anche la possibilità di uscire prima dal mercato del lavoro approfittando dell’opzione APE Sociale, ma di cosa si tratta esattamente e chi se ne può servire? Si tratta di un’altra formula per il pensionamento anticipato che però non permette mai di andare in pensione a 57 anni di età anagrafica.

Nel caso dell’APE Sociale si deve infatti raggiungere il requisito anagrafico di 63 anni, e al contempo il requsito contributivo di 30 anni. Non solo, ci sono comunque altri requisiti che devono risultare soddisfatti per andare in pensione con l’APE Sociale, senza contare che si tratta di una possibilità riservata esclusivamente ad alcune categorie di lavoratori.

Potranno andare in pensione con l’APE Sociale solo i lavoratori disabili, i caregiver, i disoccupati e i lavoratori che svolgono i cosidetti lavori gravosi e usuranti.

Tuttavia così come Quota 100, anche l’uscita dal mondo del lavoro con l’APE Sociale è prossima a scadenza, ed a meno che non intervengano delle proroghe ad opera dell’attuale esecutivo, anche questa possibilità cesserà di essere accessibile con la fine del 2021. Al momento quindi il termine ultimo per presentare domanda per andare in pensione con l’Ape Sociale è il 30 novembre 2021.

Quando scade Quota 100?

Quota 100 nasce come misura sperimentale e quindi con una fine prefissata al 31 dicembre 2021 salvo eventuali proroghe che, tuttavia, non ci saranno. Questo vuol dire che a partire dal 1° gennaio 2022 la possibilità di andare in pensione con 62 anni di età e 38 anni di contributi non ci sarà più per nessuno, e chi vuole uscire dal mondo del lavoro prima dei 67 anni previsti dalla Fornero dovrà accontentarsi delle altre opzioni che abbiamo visto finora.

Prima che Quota 100 decada ufficialmente manca ancora qualche mese, quindi chiunque ritenesse di avere delle possibilità di rientrare nei requisiti di età anagrafica e di età contributiva fa ancora in tempo a richiedere il pensionamento con Quota 100.

Il meccanismo di Quota 100 permette di sommare, ai fini del calcolo contributivo, i contributi versati negli anni a diverse gestioni previdenziali. Con questa misura sperimentale introdotta dal governo giallo-verde ammette quindi la cumulazione a vantaggio delle categorie di lavoratori che hanno maturato contributi anche in casse diverse.

Stiamo parlando di una condizione che viene indicata come “Quota 100 cumulo” per mezzo della quale i lavoratori possono sommare i contributi accumulati negli anni in diversi istituti. Bisogna però fare molta attenzione quando si effettua il conteggio per non incorrere nell’errore di contare più volte i contributi maturati.

Si tratta di una situazione che rischia di verificarsi quando nelle diverse gestioni previdenziali sono presenti periodi di contribuzione che si sovrappongono, e in questo caso devono essere contati una sola volta.

Verso il pensionamento a 67 anni di età anagrafica

A partire dal gennaio 2022 l’età pensionabile passa improvvisamente da 62 a 67 anni, ed ecco che i lavoratori che non hanno raggiunto i requisiti per andare in pensione con Quota 100 si trovano ad affrontare il tanto temuto “scalone”.

L’età pensionabile comunque non rischia di essere ulteriormente allungata visto che il Ministero dell’Economia e delle Finanze con il decreto del 5 novembre 2019 ha bloccato l’età di pensione a 67 anni di età anagrafica per il biennio 2021/2022, scongiurando il rischio che il suddetto scalone diventasse ancor più alto.

Anche l’INPS ha confermato il blocco a 67 anni dell’età per la pensione fino al 2022. Infatti nella circolare n. 19/2020 si legge: “con la presente circolare si rende noto che, a decorrere dal 1° gennaio 2021, i requisiti di accesso ai trattamenti pensionistici adeguati agli incrementi della speranza di vita media non sono ulteriormente incrementati”.

Resta da capire se con l’eventuale miglioramento delle aspettative di vita media a partire dal 2023 la soglia dell’età anagrafica per andare in pensione verrà ulteriormente spostata. Un argomento sul quale tuttavia non è ancora possibile far luce, specie in considerazione del fatto che ci troviamo ancora nel bel mezzo di una emergenza sanitaria apparentemente infinita.

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