Legge di Bilancio: i tre obiettivi del Governo tra pensioni, reddito di cittadinanza e taglio delle tasse

Sono tre i temi centrali che l’esecutivo guidato dall’ex presidente della Bce dovrà affrontare insieme alla sua squadra di governo nel preparare la nuova manovra economica: il reddito di cittadinanza, le pensioni e la riforma del fisco con l’auspicato taglio delle tasse.

Tre sfide di prim’ordine che metteranno sotto pressione l’esecutivo anche sotto l’aspetto politico visto che si tratta di temi controversi su cui alcune forze che sostengono la maggioranza hanno più volte espresso opinioni profondamente contrastanti.

Le tre criticità della Legge di Bilancio 2022

I lavori per mettere a punto la Legge di Bilancio 2022 si preannunciano tutt’altro che privi di ostacoli per il governo Draghi, anche per via della maggioranza eterogenea che lo sostiene. Anche dal punto di vista per così dire ‘tecnico’ tuttavia la manovra offre delle sfide piuttosto complesse, a cominciare dalla scadenza di Quota 100 che produrrà il tanto temuto scalone per chi avrà mancato di poco il raggiungimento dei requisiti.

Il triennio sperimentale di Quota 100 termina infatti il 31 dicembre 2021, e a partire dal 1° gennaio 2022 si potrà andare in pensione con la Legge Fornero a 67 anni di età anagrafica invece che a 62, ed ecco appunto in poche parole in cosa consiste lo ‘scalone’.

Poi c’è il problema del Reddito di Cittadinanza, che a differenza della misura sperimentale di Quota 100 non ha alcuna scadenza, ma non per questo è al sicuro. Infatti all’interno della maggioranza ci sono diverse forze politiche, come la Lega di Matteo Salvini e Italia Viva di Matteo Renzi, che si sono dichiarate apertamente contrarie alla sua sopravvivenza.

Infine la questione del taglio del cuneo fiscale, di cui si parla dall’inizio del primo esecutivo guidato da Giuseppe Conte e poi mai realmente affrontata. La riforma fiscale ci sarà, ma quanto alla riduzione della pressione fiscale su imprese e famiglie ancora si brancola nel buio.

Scadenza di Quota 100, tasse, reddito di cittadinanza

Per ridurre di un minimo il brusco passaggio da Quota 100 ai requisiti previsti per il pensionamento con la legge Fornero si sta valutando la possibilità di prorogare anzitutto la misura Opzione Donna e di potenziare l’Ape Sociale che tra l’altro potrebbe alla fine essere estesa ad una platea più ampia.

Come accennato però quello delle pensioni non è l’unico nodo che il governo Draghi si troverà a dover sciogliere a breve. Si presenta infatti subito dopo la questione Quota 100 quella delle cartelle esattoriali. Molti sperano che l’esecutivo vada verso un abbassamento della pressione fiscale sulle famiglie e sulle imprese, e non si esclude la possibilità che si intervenga sugli scaglioni Irpef e sull’Irap.

La questione del Reddito di Cittadinanza è forse la meno spinosa dal punto di vista ‘tecnico’ ma di certo non si presenta una passeggiata sotto l’aspetto politico. È molto improbabile che, specie in una situazione di grave crisi economica quale quella in cui versano post lockdown numerose famiglie italiane, si vada verso una cancellazione del sussidio, perché produrrebbe un disastro sociale.

Più facile invece che nella nuova manovra economica venga apportata una serie di modifiche al reddito di cittadinanza, con l’intenzione in particolare i estendere il sussidio ma soprattutto di renderlo uno strumento più efficace per introdurre il disoccupato nel mondo del lavoro, obiettivo che ad oggi è stato completamente mancato.

Le scelte dell’esecutivo: la questione cuneo fiscale

Il 27 settembre la Nota di aggiornamento al DEF andrà in Consiglio dei Ministri per l’approvazione in vista del varo della nuova manovra economica che sarà presentata il 15 ottobre.

Tra i punti cardine della Legge di Bilancio 2022 troviamo come accennato la questione del taglio del cuneo fiscale, tema su cui abbiamo avuto modo di ascoltare nel corso di una intervista a Rainews24 le parole della sottosegretaria all’Economia Maria Cecilia Guerra che ha spiegato: “la riforma partirà dalla semplificazione degli adempimenti, anche per rendere il fisco più comprensibile, e dal rafforzamento dei sistemi di controllo in funzione anti-evasione”

“Ci saranno poi dei decreti attuativi, probabilmente più di uno” ha specificato la Guerra che ha poi aggiunto che uno sarà “specifico sull’Irpef”.

Manovra economica 2022: il nodo risorse

Il primo vero ostacolo sulla strada verso la riforma del fisco e il taglio delle tasse è rappresentato a quanto pare dal nodo risorse. Come anticipato prima della pausa estiva dal ministro dell’Economia Daniele Franco, sarà quindi necessario concentrarsi almeno nella prima fase sulla parte normativa “mettendo a punto una riforma a costo zero o quasi”.

Tuttavia “data l’importanza della necessità di intervenire sul cosiddetto cuneo fiscale, cioè l’onere fiscale e contributivo complessivo che grava in maniera spropositata, nel senso di diseguale, sul lavoro, può darsi che questo richieda un intervento anticipato che potrà essere fatto nella Manovra di bilancio, ma su questo c’è ancora una discussione aperta” ha chiarito la sottosegretaria Guerra.

Insomma sul taglio del Cuneo fiscale, per via della questione risorse, il Ministero del Tesoro non se la sente di sbilanciarsi, ma si limita a dire che “è tra le possibilità”.

Si pensa alla possibilità che per raggiungere questo obiettivo si pasi dall’assorbimento dell’Irap (Imposta Regionale sulle Attività Produttive) nell’Ires (Imposta sui Redditi delle Società) come già più volte si era detto, e come tra l’altro suggerito all’esecutivo anche dalle Commissioni finanze di Camera e Senato. Questa soluzione inoltre avrebbe un costo accessibile che si dovrebbe aggirare intorno ai 3 miliardi di euro.

Parte delle misure in Legge di Bilancio finanziate dalle risorse del Recovery Fund

Non sarà solo una minima parte, ma si tratterà invece della maggioranza degli interventi che saranno inseriti in manovra economica, ad essere finanziata con le risorse previste nell’ambito del Recovery Plan.

Le risorse che arriveranno in questo modo da Bruxelles tuttavia non saranno sufficienti a finanziare ad esempio la mini riforma delle pensioni che dovrebbe alleggerire il passaggio da Quota 100 al pensionamento a 67 anni previsto dalla Legge Fornero.

Ma di quali risorse c’è bisogno per affrontare le sfide della nuova manovra economica? Il settore statale ha chiuso il mese di agosto con un avanzo di 9,1 miliardi di euro, il che rappresenta un miglioramento netto rispetto al risultato dello stesso periodo dell’anno scorso quando si chiudeva a -3 miliardi e 900 milioni di euro circa.

Ne danno conferma anche dal ministero del Tesoro spiegando tra l’altro che “nel confronto con il corrispondente mese del 2020 il miglioramento del saldo è dovuto principalmente all’incasso del 13% dei contributi a fondo perduto versati dalla Ue e previsti dal Recovery Fund e ai maggiori versamenti ai Fondi di rotazione per le qualifiche comunitarie”. Insomma se non siamo andati di nuovo ‘in rosso’ sarebbe merito dei soldi dell’Ue.

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