Riforma del catasto: niente Imu sulla prima casa ma più tasse sulla seconda casa. Ecco cosa cambia

La riforma del catasto cui sta lavorando l’esecutivo guidato da Mario Draghi è prevista dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr), e mira in parole povere ad aggiornare i valori catastali degli immobili e sulla base dei nuovi valori naturalmente stabilire una più equa tassazione.

Questo in sostanza il principio generale sulla base del quale l’attuale governo sta per intervenire sui valori catastali degli immobili, infatti nel documento che ha redatto si raccomanda di ridurre la pressione fiscale sul lavoro, compensando però con una revisione delle agevolazioni fiscali e una riforma dei valori catastali non aggiornati.

Ed ecco qua il motivo per cui il rischio per i contribuenti, ancora una volta, è quello di vedersi aumentare le tasse. Vero è che il sistema sulla base del quale vengono stabiliti gli importi da pagare per quel che riguarda la tassazione degli immobili risale gli anni ’80, cioè a quegli anni in cui fu introdotta la tanto odiata tassa sulla casa, allora ICI.

Riforma del catasto: aumentano le tasse sulla seconda casa?

Il timore dei proprietari di immobili naturalmente è che con la riforma del catasto si vada verso una tassazione più pesante. Il ministero dell’Economia e delle Finanze per il momento ha però escluso la possibilità che questa riforma porti ad un aumento delle imposte, mentre ha sottolineato il vantaggio di una migliore distribuzione dell’onere contributivo.

Il motivo per cui mettere mano ai valori catastali degli immobili si rende necessario è legato al fatto che dagli anni ’80 ai giorni nostri, nel giro di 40 anni insomma, per alcuni immobili c’è stato di fatto un incremento del valore dovuto l miglioramento dei servizi nella zona in cui sorgono come ad esempio i trasporti, o per effetto della riqualificazione urbana.

Di conseguenza avremo dei proprietari che pagano una tassa inferiore rispetto al valore effettivo dell’immobile, mentre per altri è vero il contrario, e cioè che pagano importi superiori rispetto al valore dell’immobile che potrebbe essere precipitato per via del peggioramento della qualità della vita dell’area in cui sorge.

Ma la domanda che molti contribuenti si pongono non ha ancora ricevuto una risposta: cosa succederà alle seconde case? Ne ha parlato con Donna Moderna Marco Ubaldi, esperto di catasto e vicepresidente dell’Associazione dei Visuristi italiani, il quale ha affermato che le variazioni sono legati ai coefficienti molto vecchi, che dovrebbero comunque essere adeguati.

Dal governo però continuano a ribadire che non ci saranno variazioni sulla pressione fiscale, e su QuiFinanza ipotizzano che “la ragione è che potrebbe esserci l’esenzione della tassazione sulla prima casa, quindi l’Imu stessa, pertanto gli aumenti coinvolgerebbero solo chi è proprietario di due o più immobili“.

Insomma il rischio tutt’altro che remoto è che i timori di molti contribuenti siano tutt’altro che infondati e che ci sarà effettivamente un aumento delle tasse sulle seconde case in seguito alla riforma del catasto.

Per Confedilizia la priorità è ridurre le tasse sul patrimonio

Da Confedilizia nel frattempo hanno qualche appunto da fare sul tema riforma del catasto, osservando che in realtà questa non sarebbe necessaria. Servirebbe invece una riforma del fisco necessaria per introdurre l’imposizione tributaria.

L’associazione dei proprietari immobiliari ritiene infatti che la vera priorità in questo momento è quella di ridurre la pressione fiscale, con particolare attenzione per le tasse sul patrimonio iniziando dalle imposte versate per immobili inagibili.

In ogni caso, per arrivare alla riforma del catasto si dovrà passare per forza di cose dall’approvazione della legge delega per la revisione dell’attuale sistema fiscale. I tempi però si preannunciano lunghi, e difficilmente prima della fine del 2022 si arriverà effettivamente alla riforma del catasto.

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