Dal reddito di Cittadinanza al reddito di Inclusione. Ecco a chi spetta e quali sono i requisiti per il 2024

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Dal 2024, l’Italia vedrà l’addio al Reddito di Cittadinanza, sostituito da due nuove misure innovative messe in atto dal governo Meloni per sostenere le fasce più vulnerabili della popolazione italiana. Concentriamoci sull’Assegno di Inclusione, una misura di sostegno economico e sociale che promette di rivoluzionare il concetto di assistenza economica.

Cos’è e come funziona l’Assegno di Inclusione (Rei)

Il sito ufficiale del Ministero del Lavoro descrive l’Assegno di Inclusione come una misura introdotta dal primo gennaio 2024, finalizzata al sostegno economico e all’inclusione sociale e professionale. Condizionato da requisiti di residenza, cittadinanza, Isee, e situazione reddituale, questo nuovo strumento si presenta come un baluardo contro l’emarginazione.

Ufficialmente noto come Reddito di Inclusione (Rei), questa misura è rivolta a nuclei familiari con componenti “fragili”, seguendo una struttura simile al suo predecessore, il Reddito di Cittadinanza. L’erogazione avviene attraverso l’Inps, previa presentazione di una richiesta tramite una piattaforma telematica che sarà presto aggiornata.

L’Assegno di Inclusione sarà riconosciuto ai nuclei familiari con almeno un componente in una delle seguenti condizioni: disabilità, minorenni, età superiore ai 60 anni, svantaggi socio-assistenziali con certificazione dai servizi socio-sanitari territoriali. Una novità degna di nota è l’inclusione dei soggetti vittime di violenza di genere, segnalata dalla Ministra del Lavoro Marina Elvira Calderone il 25 novembre.

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Quali sono i requisiti per ricevere l’assegno di Inclusione

Per richiedere l’Assegno di Inclusione, il richiedente deve soddisfare diversi requisiti:

  • Essere cittadino europeo o familiare con diritto di soggiorno, o cittadino di Paesi terzi con permesso di soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo, o titolare di status di protezione internazionale.
  • Residenza in Italia per almeno 5 anni, di cui gli ultimi 2 in modo continuativo.
  • Assenza di misure cautelari personali o di prevenzione, e nessuna condanna definitiva nei 10 anni precedenti la richiesta.

Il nucleo familiare deve presentare un Isee non superiore a 9.360 euro e un reddito familiare inferiore a una soglia di 6.000 euro annui moltiplicata per il parametro della scala di equivalenza. Ulteriori specifiche si applicano a nucleo familiare composto da anziani o persone in condizioni di disabilità grave.

L’importo dell’Assegno di Inclusione consiste in un’integrazione del reddito familiare fino a 6.000 euro annui, o 7.560 euro in casi particolari, moltiplicati per il corrispondente parametro della scala di equivalenza. Può essere aggiunto un contributo per l’affitto della casa. L’importo non può essere inferiore a 480 euro annui ed è erogato mensilmente per un periodo continuativo non superiore a 18 mesi, rinnovabile dopo la sospensione di un mese, per altri 12 mesi.

L’erogazione avviene attraverso la “Carta di Inclusione”, uno strumento di pagamento elettronico ricaricabile. Per ricevere il beneficio, il richiedente deve iscriversi al Sistema Informativo per l’Inclusione Sociale e Lavorativa (Siisl) e sottoscrivere un patto di attivazione digitale. Successivamente, i beneficiari sono tenuti ad aderire a un percorso personalizzato di inclusione sociale o lavorativa, definito nell’ambito di progetti mirati a identificare i bisogni del nucleo familiare e dei singoli componenti.

L’Assegno di Inclusione si prospetta quindi come una pietra miliare nel supporto alle fasce più fragili della società italiana, e si presenta come un’evoluzione positiva rispetto al Reddito di Cittadinanza, senza tuttavia riuscire neppure ad avvicinarsi ad essere una soluzione al preoccupante problema della crescente povertà nel nostro Paese.

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