Riforma pensioni e flat tax, nella manovra non ci sarà spazio

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Con l’insediamento del governo guidato da Giorgia Meloni partiranno subito i lavori per mettere a punto la Legge di Bilancio 2023 che, con ogni probabilità, sarà scritta a quattro mani con la collaborazione del governo uscente.

Già da ora però facendo un po’ di conti, appare chiaro che almeno una parte delle promesse elettorali e dei punti del programma con cui il centrodestra si è proposto agli elettori dovrà attendere. Non ci sarà spazio infatti, nella nuova manovra economica, né per la flat tax su cui in particolare la Lega spinge molto fin dai tempi del primo governo di Giuseppe Conte, né per la riforma delle pensioni.

Legge di Bilancio: 40 miliardi di euro per le misure in essere

Il problema, in un sistema economico così strutturato, resta sempre quello delle risorse, e per finanziare le misure già in essere servono almeno 40 miliardi di euro.

Con la nuova manovra economica infatti si andranno a finanziare le misure messe a punto dal governo di Mario Draghi per contrastare i rincari sulle bollette della luce e del gas, e già 20 miliardi di euro devono essere messi in conto.

Altri 14 miliardi dovrebbero essere destinati alla spesa per sostenere le imprese che non riescono a sostenere i costi dell’energia, e altri 3 miliardi serviranno per coprire l’azzeramento degli oneri di sistema in bolletta e il taglio dell’IVA al 5% sul gas.

Inoltre abbiamo altri 3 miliardi di euro di spesa che serviranno per prorogare il taglio delle accise sulla benzina, grazie al quale il prezzo al litro si riduce di circa 30,5 centesimi.

Si arriva così a 40 miliardi di euro, ma a queste spese si vanno ad aggiungere anche quelle che da alcuni media vengono definite “voci di spesa dovute”. Infatti tra le priorità fissate dal governo Draghi e in linea con l’azione politica del governo Meloni, c’è anche il sostegno all’Ucraina che tra invio di armi e aiuti, più le spese per le missioni internazionali, dovrebbe costare almeno atri 5 miliardi di euro.

Al quadro generale poi bisogna aggiungere anche un altro importante tassello, che è quello della maggiore spesa per via dell’aumento dell’inflazione ormai intorno al 9% in Italia. L’indicizzazione dell’assegno pensionistico al costo della vita potrebbe costare infatti circa 8-10 miliardi in più rispetto a quanto previsto in precedenza.

E nel frattempo per la proroga del taglio del cuneo fiscale per i lavoratori dipendenti serviranno altri 3,5 miliardi, ai quali si aggiungono i 5 miliardi necessari per il rinnovo contrattuale anche parziale del pubblico impiego, che diventano 16 per estenderlo a tutta la Pubblica Amministrazione.

Il problema delle risorse e dove trovarle

Le probabilità quindi che il nascente esecutivo a guida Fratelli d’Italia riesca a tener fede alle promesse inserite nel programma elettorale tendono ad assottigliarsi notevolmente.

Eppure basterebbero 1,1 miliardi di euro per introdurre finalmente una flat tax al 20% per la fascia compresa tra i 65 e i 100 mila euro. Risorse che tuttavia sembra non saranno disponibili.

Quanto alle misure che invece nella Legge di Bilancio troveranno spazio, alcune risorse arriveranno attraverso le extra-entrate delle tasse dovute all’inflazione e dagli extraprofitti delle società energetiche, ma queste basteranno solo per le misure inserite nel primo decreto taglia-bollette da 20 miliardi.

Le altre risorse dovrebbero arrivare, secondo i piani di Fratelli d’Italia, dalla pace fiscale e dalla rimodulazione dei fondi strutturali europei non spesi, e in questo modo si spera di riuscire a ricavare altri 25 miliardi di euro circa.

Per reperire ulteriori risorse si potrebbe pensare anche di interrompere gli aiuti all’Ucraina, ma non sembra essere tra le ipotesi sul tavolo. Il governo di centrodestra sta invece valutando la possibilità di riformulare o addirittura abolire il Reddito di Cittadinanza, ed è quasi certo che salteranno sia l’aumento delle pensioni minime che l’allargamento del bonus 150 euro e il taglio di Iva, Irap, Ires e Irpef.

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