cantiere edile con impalcature

Alla fine non ci sarà nessuna proroga per la scadenza del 25 novembre, data entro la quale è necessario aver presentato la Cilas per poter beneficiare della detrazione al 110% anche per il 2023.

La scadenza del 25 novembre, stando a quanto era emerso nei giorni scorsi, avrebbe dovuto slittare al 31 dicembre, dando quindi un ulteriore mese di tempo a quei contribuenti che fossero interessati a beneficiare del Superbonus 110%. Questa proroga però alla fine non ci sarà. Il motivo? Pare che per il governo la priorità in questo momento sia sbloccare il meccanismo della cessione del credito.

Nessuna proroga per accedere al Superbonus 110%

Il governo guidato da Giorgia Meloni ha individuato nella questione della cessione del credito il vero problema del Superbonus. Questo è quanto, in sintesi, ha lasciato intendere il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giovanbattista Fazzolari.

Non vi sarà alcun rinvio della scadenza del 25 novembre, infatti il decreto Aiuti quater, che è attualmente nella fase di conversione in legge, fissa proprio questa data come termine ultimo per presentare la Cila, vale a dire la comunicazione di inizio lavori.

Presentando la Cila (semplificata) entro il 25 novembre infatti era possibile beneficiare del superbonus con la sua aliquota originale del 110%. Superata questa scadenza il Superbonus resta ancora accessibile ma con detrazione al 90%.

La proroga della scadenza era contenuta in uno degli emendamenti al decreto Aiuti quater che, tuttavia, è tra quelli che sono stati bocciati dal Parlamento.

Le priorità del governo sono altre in questo momento, sempre restando sul tema superbonus, e riguardano il sistema della cessione del credito, che al momento tiene bloccati circa 60 miliardi di euro.

La priorità è sciogliere il nodo cessione del credito e liberare 60 miliardi

La proroga del Superbonus al 110% anche per il 2023 insomma non è di prioritaria importanza, ed evidentemente il governo ha deciso di puntare tutto sulla ricerca di una soluzione per il problema dei crediti d’imposta bloccati.

“Non è quello il problema” ha spiegato Fazzolari riferendosi alla proroga del Superbonus 110% “il problema sono i crediti di imposta, stiamo tentando di trovare su questo una soluzione”.

Ed è stato sempre il sottosegretario alla presidenza del Consiglio a spiegare che “110% o 90% cambia che l’inquilino che deve fare 10 mila euro di lavori prima non pagava niente e ora deve pagare 1.000 euro, ma per chi è in difficoltà interveniamo con un apposito fondo. Si confondono i due temi che sono diversi”.

In effetti la mancata proroga dell’aliquota del 110%, con il subentro della detrazione al 90%, non cambia di molto la sostanza delle cose, come fa notare Fazzolari.

Adesso infatti grazie all’abbassamento dell’aliquota della detrazione potranno tornare a beneficiare del Superbonus anche ville e villette, a patto che si tratti di abitazione principale, sempre che sussista anche il requisito di reddito, fissato a 15 mila euro. Il calcolo inoltre non sarà fatto sulla base dell’Isee ma tenendo conto del quoziente familiare.

L’esecutivo si concentrerà invece sulla soluzione al problema dei crediti bloccati. “Dobbiamo trovare un meccanismo per cui le banche possano prendersi questi crediti senza mandare all’aria i conti pubblici” ha detto Fazzolari “vale 60 miliardi, non può pagare lo Stato”.

Le soluzioni però, almeno per il momento, sembrano scarseggiare. Il rischio nella maggior parte dei casi è legato al fatto che i crediti d’imposta possano essere conteggiati, in base ai criteri Eurostat, come debito pubblico.

Il governo sta quindi tentando di consentire alle banche di comprare i nuovi crediti fiscali legati agli interventi edilizi senza appesantire il bilancio dello Stato. Partiti ed associazioni di categoria hanno proposto di usare gli F24 per fare in modo che le banche possano smaltire la mole dei crediti legati ai bonus edilizi.

Nel frattempo, proprio nella giornata di ieri, 6 dicembre, Intesa Sanpaolo ha stipulato un contratto per la ri-cessione di crediti a Ludoli Energy per un valore complessivo di 1,3 miliardi di euro.

In una nota emessa dall’istituto di credito si spiega che si tratta dei crediti acquistati dal 1° maggio 2022, identificati dal codice univoco introdotto dall’Agenzia delle Entrate. In questo modo, si legge ancora nella nota, Intesa Sanpaolo continuerà “a dare riscontro ai propri clienti che sono in attesa di poter cedere i loro crediti, assicurando gli adempimenti normativi e mantenendo la rigorosa attenzione nella verifica documentale condotta sinora”.

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