Nella giornata di ieri il dollaro statunitense ha proseguito nella sua corsa al rafforzamento, con il dollar index che ha registrato un +0,4%, per un nuovo massimo da inizio anno a questa parte. Anche se stamane il movimento sembra in riconduzione, appare evidente come ieri l’USD abbia tratto beneficio anche dall’accordo raggiunto con la Cina, che per ora – grazie anche a una discreta confusione nel tenore degli obiettivi indicati – è stato interpretato dal mercato come una sorta di tappa di alleggerimento delle tensioni commerciali tra le due economie.
L’apprezzamento è stato evidente anche nei confronti dell’euro, con i mercati finanziari del vecchio Continente che guardano preoccupati all’Italia, dove intanto lo spread vs bund tedeschi è ai massimi da 7 mesi sul livello di 170bp, mettendo nel mirino quota 180bp. Non si esclude un’ulteriore discesa del cambio, con incursioni in area 1,15-1,16.
Oltre che contro euro, il rafforzamento è proseguito anche contro yen e, salvo sorprese, potrebbe continuare per tutta la settimana, non essendoci sul fronte giapponese alcuno spunto che potrebbe arrestare il trend. Contro sterlina il dollaro ha messo a segno ieri un passo altalenante, con recupero marginale della sterlina dopo il calo sotto quota 1,3400 per la prima volta da inizio anno, in attesa del discorso di Carney di oggi, dei dati inglesi in uscita in settimana e dei nuovi colloqui su Brexit tra Londra e Bruxelles.
Gli analisti sembrano puntare su un trend decrescente per la sterlina, che sarà messa a dura prova da Brexit e dai correlati rischi politici, soprattutto in relazione all’ accordo doganale con l’Europa (Bruxelles non ha gradito le proposte inglesi) e al confine nord-irlandese (di contro, Londra ha rifiutato la proposta di Bruxelles ma ha temporeggiato su un’eventuale controproposta).
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