
Il dollaro è appesantito da un mix di determinanti piuttosto intense: Trump, Cina e FOMC su tutte.
Il dollaro ha corretto parzialmente le proprie posizioni, penalizzato da un mix di fattori che hanno condotto al rafforzamento dell’euro, e dall’aggravamento della posizione di Trump, con pubblicazione dei capi d’accusa per l’impeachment di Trump, in uno scenario ancora caratterizzato dall’incertezza sul fronte delle negoziazioni commerciali USA-Cina e dell’attesa per l’esito del FOMC che si conclude questa sera.

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Per quanto concerne questo ultimo evento, sembra essere quasi certo il fatto che la Federal Reserve convaliderà lo scenario di pausa nei tagli dei tassi, ribadendo che verrà fornito nuovo stimolo solo in caso di significativo deterioramento dello scenario economico. L’aspetto più rilevante della riunione saranno però le nuove stime di crescita economica e di inflazione e, soprattutto, le nuove proiezioni sui tassi di interesse di riferimento dopo la scarsa omogeneità che è emersa a settembre.
In questo caso, se dovesse emergere che la direzione della prossima mossa sarà al ribasso, allora la valuta verde potrebbe risentirne negativamente, ma il cedimento sarebbe probabilmente solo temporaneo.
Di contro, l’euro si è rafforzato, fino a sfiorare 1,11 EUR/USD, favorito dalla sorpresa positiva dei dati dello ZEW tedesco che è salito più delle attese e dal sentiment negativo che ha interessato il dollaro statunitense.
Probabilmente per la tenuta della valuta unica europea sarà cruciale l’esito del FOMC: nell’ipotesi in cui dovesse emergere una maggioranza a favore di ulteriore quantitative easing nel corso dell’anno prossimo, l’euro si rafforzerebbe ulteriormente.