In apertura di settimana tutte le attenzioni degli investitori sembrano essere puntate sui dati sull’inflazione e, tra di essi, quelli che arriveranno dagli Stati Uniti in relazione al mese di luglio. Gli economisti si attendono un rallentamento della statistica dal 9,1% all’8,7% per “merito” del calo del prezzo della benzina negli Stati Uniti, ma è quella core che presterà il fianco alle maggiori preoccupazioni.
L’inflazione core, quella al netto dei prezzi dell’energia e dei beni alimentari, dovrebbe infatti risultare ancora in aumento, passando dal 5,9% al 6,1% e alimentando nuovi timori da parte dei policy maker della Federal Reserve, da cui sono attesi interventi più o meno chiarificatori sulle intenzioni della banca federale.
È evidente che, in questo scorcio di agosto, gli analisti siano a caccia di indizi per comprendere come si muoverà la Banca centrale americana dinanzi ai nuovi dati sull’occupazione (solidi): l’impressione è che una stretta monetaria troppo forte potrebbe rallentare la ripresa. E proprio tale considerazione ha reso i mercati finanziari piuttosto nervosi.
Ad ogni modo, non saranno solo i dati statunitensi ad essere pubblicati in settimana: si attende infatti l’aggiornamento di quelli cinesi, francesi e tedeschi, oltre che di quelli italiani, dove a giugno il dato ha toccato l’8%, il top dal 1986.
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