Cina, a che punto è la ripresa economica del Paese asiatico?

La Cina è stata il primo grande Paese a riprendere le proprie attività economiche dopo la prima grave ondata del nuovo coronavirus.

Ma a che punto è la ripresa economica della Cina? Come se la sta cavando realmente il Paese asiatico?

A rispondere a queste – e altre – domande è stata una nota a cura di tre gestori di Goldman Sachs Asset Management, che hanno fatto il punto sul quadro politico-economico cinese, e sulle prospettive per l’azionario e l’obbligazionario nel Paese.

PRAKRITI SOFAT – Emerging Markets Fixed Income Economist, GSAM

Cominciamo dalle interessanti e condivisibili riflessioni di Prakriti Sofat, che ci rammenta come lo shock sulla crescita dovuto al COVID-19 è senza precedenti e la ripresa in corso è graduale e segmentata.

È evidente che l’economia cinese abbia subito una drastica flessione di quasi il 7% su base annuale nel corso del primo trimestre, ben superiore a quanto accadde durante l’ultima crisi finanziaria globale, quando l’economia cinese subì un rallentamento di 5 punti percentuali, raggiungendo un minimo del 6% in un periodo di 12 mesi.

È anche evidente che non tutto il Paese sia ripartito con la stessa intensità.

Se infatti è vero che le fabbriche stanno riaprendo e che l’uso della capacità produttiva sta aumentando, è anche vero che il settore dei servizi è in ritardo, e che a fronte di buone attività nei supermercati e nei centri commerciali, emergono anche tassi di ripresa nella ristorazione e negli alberghi molto più bassi.

I consumi sono in via di miglioramento, ma tra i consumatori c’è grande cautela, dovuta alle incertezze sul futuro in merito all’occupazione e alla crescita del reddito. A risollevarsi per ultime saranno le esportazioni, con la domanda esterna per la Cina che subirà un impatto negativo a causa delle ricadute globali del coronavirus.

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SHAO PING GUAN – China Equity Lead Portfolio Manager e Head of Chinese Equities, GSAM

Per quanto poi riguarda le opportunità di scelta nell’investimento azionario cinese nei prossimi 3-5 anni, è Shao Ping Guan a intervenire nella nota condivisa, sottolineando come sul lungo termine siano state individuate tre opportunità di investimento principali nei titoli cinesi, che dovrebbero ottenere buoni ritorni soprattutto dopo la normalizzazione dell’economia:

il consolidamento dei settori “old economy” e la comparsa di marchi nazionali competitivi;

la fusione dei modelli di business online – offline, che dovrebbe aumentare ancora di più in futuro;

il miglioramento della tecnologia attraverso l’innovazione, con particolare riferimento alla consolidata importanza dell’infrastruttura online e del cloud.

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SALMAN NIAZ – Emerging Markets Fixed Income Portfolio Manager e Head of Asian Credit, GSAM

Interviene poi Salman Niaz, a ricordarci quali siano le prospettive dell’obbligazionario cinese nel 2020.

Per l’esperto, quest’anno i mercati obbligazionari cinesi onshore e offshore hanno registrato performance divergenti: quelli onshore hanno registrato un rialzo dei rendimenti, trainato in gran parte da un aumento dei tassi; quelli offshore hanno invece registrato un forte calo, nonostante il rialzo dei tassi negli Stati Uniti, determinando rendimenti complessivi negativi da inizio anno.

Una divergenza che ha determinato interessanti opportunità di investimento in obbligazioni cinesi per gli investitori di credito offshore, tanto che il credito offshore Investment Grade cinese ha sovraperformato il resto del credito dei Mercati Emergenti (ME), ma ha sottoperformato il credito high grade onshore, offrendo meno opportunità.

Il premio per il rischio di spread creditizio compensa il rischio di credito, il rischio di volatilità e il rischio di liquidità. Tutti e tre i rischi sono significativamente più elevati nel mercato offshore rispetto a quello onshore, determinando una sottoperformance del mercato offshore – prosegue poi l’esperto – Questo premio al rischio significativamente elevato per i rischi di credito, volatilità e liquidità nel mercato obbligazionario cinese offshore offre interessanti opportunità per gli investitori orientati al lungo termine, mentre le condizioni di liquidità e volatilità si normalizzano. Il rischio di credito può essere conseguito attraverso una selezione superiore del credito”.

Per Niaz, infine, nei crediti cinesi la qualità del credito si sta deteriorando come prevedibile conseguenza del rallentamento economico e del calo dei prezzi delle materie prime.

Ma, in buona sostanza, la qualità del credito all’inizio dell’anno è stata la migliore degli ultimi anni, grazie all’attenzione rivolta alla riduzione dell’indebitamento e alla razionalizzazione delle capacità in eccesso.

Nonostante il rischio di credito, continua ancora l’analista, sia previsto in crescita nei mercati onshore che offshore, i tassi di insolvenza delle obbligazioni delle società private onshore, pari a circa il 2%, sono inferiori rispetto agli anni precedenti. “Prevediamo un aumento del rischio di insolvenza nei debitori privati high yield non appartenenti al settore immobiliare” – conclude.

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