Toyota, la più grande casa automobilistica del mondo, sta cercando di recuperare il passo dei concorrenti per quanto riguarda i veicoli elettrici, coprendo in questo modo le polemiche di chi ritiene che il colosso nipponico si sia svegliato male e tardi nei confronti della mobilità green. Ma che cosa è accaduto?
Un tempo non troppo lontano Toyota era considerata un pioniere dei veicoli ecologici. Sia sufficiente ricordare che nel 1997 introdusse sul mercato la Prius, il veicolo ibrido più diffuso al mondo, che combinava un motore a benzina con un motore elettrico e una piccola batteria. In questo modo gli automobilisti potevano aumentare drasticamente il risparmio di carburante rispetto alle tradizionali auto con motore a combustione interna.
La nuova tecnologia si rivelò un successo di vendite: Toyota decise allora di offrire versioni ibride di gran parte della sua gamma, fino a vendere 20 milioni di auto, camion e SUV ibridi in tutto il mondo, e 5,4 milioni solo negli Stati Uniti.
Nel frattempo, però, altre case automobilistiche, spinte da normative governative sempre più stringenti e dal successo di nuovi arrivati come Tesla, hanno iniziato a investire in veicoli completamente elettrici in maniera più intensa.
Per molto tempo, i manager di Toyota hanno sostenuto che i veicoli elettrici a batteria presentassero problemi ingegneristici fondamentali: richiedono tempi di ricarica lunghi, batterie pesanti e costose e un’autonomia ancora limitata.
Secondo gli analisti dell’industria automobilistica, però, queste critiche sono oggi meno valide, visti i recenti miglioramenti nella tecnologia delle batterie. E, cosa ancora più importante, le aziende hanno trovato una forte motivazione commerciale per i veicoli elettrici, tanto che oggi Tesla è il principale marchio di lusso in alcuni mercati chiave come gli Stati Uniti.
Insomma, il nuovo investimento di 35 miliardi di dollari di Toyota, che prevede l’introduzione di 30 modelli elettrici entro il 2030, potrebbe essere tardivo.
È pur vero che non tutti sembrano pensarla così. Per esempio, la società di ricerca Gartner rammenta come i motori a benzina rappresenteranno ancora circa il 50% delle vendite all’inizio del 2030 e come dunque un posizionamento di rilievo in questo comparto a combustione tradizionale potrebbe essere proficuo per la compagnia giapponese.
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